È stato presentato lo scorso 1° dicembre nella Sala del Consiglio Comunale di Pesaro il libro “Passiamo all’altra riva” (Youcanprint 2022) scritto da don Benito Giorgetta con prefazione di Papa Francesco e postfazione di don Luigi Ciotti. L’iniziativa promossa dal settimanale Il Nuovo Amico delle diocesi di Pesaro, Fano e Urbino in collaborazione con don Marco Di Giorgio, è stata patrocinata dal Comune di Pesaro e dalla Presidenza del Consiglio comunale e si è svolta in collaborazione con la Provincia di Pesaro e Urbino, il Quartiere 1– Centro Storico e l’Azione Cattolica di Pesaro.
Interventi. Alla presentazione oltre all’autore sono intervenuti Ni- cola Morra, presidente uscente del- la Commissione parlamentare sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali ed Enrichetta Vilella, responsabile dell’area pedagogica della Casa Circondariale di Pesaro. La serata è stata mode- rata da Luca Storoni e si è aperta con i saluti di Marco Perugini, Presidente del Consiglio Comunale di Pesaro e Luca Pandolfi, Assessore alla solidarietà del Comune di Pesaro. Nel libro l’autore dialoga con il collaboratore di giustizia Luigi Bonaventura, un tempo elemento di spicco della ‘Ndrangheta. Il volume cerca di entrare, con discrezione, nel terreno “accidentato” di chi ha praticato la violenza producendo morte e divisioni, avendo fatto della logica mafiosa il suo sti- le di vita. La serata si è aperta con la proiezione di un video di Papa Francesco: «Le risposte/testimo- nianza di Luigi Bonaventura, suscitate dalle domande di don Benito Giorgetta – spiega il Papa – sono nel contempo una ricca e- sposizione della vita tormentata di una persona che, indottrina- ta e imbevuta di mafia, ha agito malavitosamente, ma sono anche uno spiraglio di luce e vita nuova, perché abbandonata la vita e la lo- gica del sopruso, Luigi si è aperto ad una visione nuova e diversa».
Bruzzese. Don Giorgetta, sacerdote della diocesi di Termoli-Larino e presidente dell’associazione “Iktus” ha esordito ricordando i gravi fatti dell’omicidio del Natale 2018 avvenuto a Pesaro per mano della ‘ndrangheta. Allora a cadere sotto i colpi di pistola fu Marcello Bruzzese, 51 anni, fratello del collaboratore di giustizia Girolamo Bruz- zese. Per quel delitto il prossimo 14 dicembre, davanti alla Corte di Assise di Pesaro, si aprirà il processo ad uno dei mandanti. «In quel giorno di Natale – ha esordito don Benito – non mi sono vergognato di mescolare le mie lacrime a quelle della famiglia Bruzzese». Quindi l’autore ha spiegato il motivo del titolo del libro: «un invito pasquale – ha detto – perché Pasqua in ebraico ha proprio il significato del passaggio e l’invito è rivolto a ciascuno di noi che dobbiamo anzitutto passare dall’individualismo alla condivisione con il prossimo. In questa logica anche chi ha sba- gliato deve essere aiutato e non va guardato dall’alto al basso. Del resto – ha proseguito – correggere significa aiutare l’altra persona a reggere il peso del suo errore, senza mai dimenticare che condividiamo con lui la stessa umanità. Gesù prima di correggere la prostituta si china per non farla
sentire in soggezione e la chiama con lo stesso nome con cui chiama sua madre sotto la Croce: donna».
Antimafia. Nicola Morra ha ricordato la sua difficoltà a rapportarsi con criminali come Gaspare Spatuzza, oggi collaboratore di giustizia, al quale sono ascrivibili ben 39 omicidi di mafia. «Ma perché l’uomo di lascia affascinare dal male? – si è domandato Morra – spesso l’omicida è colui che è rimasto solo su una riva». Quindi l’ex senatore ha stigmatizzato i lunghi anni di connivenza tra Sta- to e mafia «un’organizzazione criminale che ha sempre puntato a normalizzare la sua presenza sul territorio». Poi l’ex senatore ha ricordato le figure dell’antimafia come Falcone e Borsellino, ma anche don Sturzo che già agli inizi del ‘900 affermava: “le gambe del- la mafia sono in Sicilia, ma la sua testa è a Roma”.
Secondo Enrichetta Vilella il libro di Giorgetta è un “trattato di pedagogia penitenziaria”. «Il percorso educativo – ha spiegato Vilella – non è altro che camminare avendo come obiettivo l’altra riva; lo stesso Bonaventura ha iniziato il suo percorso quando è passato dall’io al noi grazie alla sua famiglia e in particolare dopo la nascita di sua figlia».
Collaboratori. Quindi su sollecitazione di don Marco Di Giorgio i relatori sono intervenuti sulla vita di un collaboratore di giustizia e sulla diffidenza della città ad accettare la presenza di queste fami- glie costrette a vivere sotto falsa identità. «Tutti dobbiamo fare di più – ha concluso Don Benito – a cominciare dallo Stato. Basti pensare che Marcello Bruzzese è morto a Pesaro in una casa dello Stato che avrebbe dovuto proteggerlo».