Nel “Villaggio dei ragazzi sorridenti” dove Abba Marcello il sacerdote di Candelara da anni aiuta “gli ultimi” e da dove sono appena tornati alcuni studenti pesaresi.
Alcuni studenti del Liceo Marconi di Pesaro hanno partecipato dal 14 al 26 novembre al viaggio a Soddo, in Etiopia, dove opera Abba Marcello Signoretti, il sacerdote di Candelara che ha dato vita al “Villaggio dei ragazzi sorridenti”, nato per togliere i ragazzini dalla strada. In tutti questi anni Abba Marcello ha aiutato la popolazione a costruire scuole, pozzi, case, villaggi, chiese; ha da- to assistenza ai malati, ai poveri, ai contadini.
Da diversi anni alcune delegazioni di studenti pesaresi partecipano al viaggio in Etiopia; non sono sempre i migliori: questa è un’opportunità aperta a tutti, a quei giovani che a volte ci appaiono anche esagerati o trasgressivi. Le loro riflessioni, di seguito riportate, evidenziano il mondo di valori che i giovani hanno: è una generazione tutt’altro che superficiale e indifferente, pronta invece a promuovere e sostenere i valori e gli ideali umani e spirituali che ciascuno di loro porta nel profondo del cuore.
LETTERA DI ABBA MARCELLO
Siamo arrivati di nuovo all’anniversario della nascita del nostro Redentore. Gesù venendo al mondo ha portato l’amore, ha predicato la solidarietà, si è fatto uomo tra gli uomini e povero tra i poveri, esortandoci ad aiutarci a vicenda e a non trascura- re nessuno, soprattutto i più deboli e poveri. Questo insegnamento è espresso nel Vangelo con poche e lapidarie parole: “quello che avete fatto a uno di questi piccoli, l’avete fatto a me”.
Povertà. Se ci guardiamo intorno, tante sono le situazioni critiche in questo mondo tanto bello ma anche tanto problematico. Schiere di poveri popolano la terra e i beni che Dio ha donato a tutti gli uomini non sono ben distribuiti: pochi vivono nel benessere, molti nella povertà estrema. Volevo farvi partecipi di un incontro con la mia gente, che ho avuto in questi mesi di carestia e di grande fame: persone ridotte quasi a scheletri ambulanti, pance gonfie, mani protese, padri e madri invecchiate anzitempo.
Aiuti. Ho provveduto con il vostro prezioso aiuto ad acquistare 1000 quintali di granoturco per poter da- re un sollievo almeno momentaneo a tante famiglie. Una scena a cui avrei voluto non assistere: una schiera di poveri radunati intorno ai locali della Chiesa: timidezza di sguardi, ritrosia dei poveri onesti, sorrisi e gioia che affiorano sopra questi volti smunti, i piccoli che sgranano i loro occhi da- vanti alle numerose balle di granoturco, gli anziani che mormorano qualche benedizione e le povere mamme che di ricco non hanno che il cuore, si affannano a portare a casa questo inaspettato regalo. Uno spettacolo che allieta ma che porta anche tante lacrime che rigano il nostro cuore prima ancora dei nostri volti.
Natale. Il Natale ci suggerisce pen- sieri di fraternità, di bontà verso chi soffre. Non possiamo rimanere in- differenti, far finta di niente e passare oltre; dobbiamo fermarci, curare, consolare chinarci e gettare le braccia al collo del fratello e rialzar- lo. Approfitto dell’occasione per augurare a ciascuno di voi alle vostre famiglie un sereno e gioioso Natale.
Testimonianze dei ragazzi dopo il viaggio in Etiopia
In questo viaggio ho scoperto come ci si sente ad essere pienamente e puramente felici, come il sorriso sia un linguaggio universale, come non abbiano niente ma allo stesso tempo hanno tanto, come il loro sguardo intenso nonostante siano giovani sia più vissuto del nostro. Ho scoperto cosa sia una vera e propria accoglienza ed essere circondata da per- sone che anche se non conosci da molto tempo arrivi a considerare come fratelli. Ho imparato quanto siamo veramente fortunati, quanto tanto abbiamo, quasi troppo e che spesso non apprezziamo.
Ho ricevuto talmente tanto che ancora sto rielaborando i pensieri.
(Sara Lauren Rossini)
Prima di questa esperienza viaggia- re per me era scoprire nuovi luoghi, staccare dalla routine quotidiana e incontrare culture diverse dalla mia. Mai però ero tornata da un viaggio con la sensazione di aver esplorato dentro di me. È stato un viaggio capace di disordinarmi la vita, di mettere tutto in discussione. I gesti dei bambini, la condivisione che li unisce e la gentilezza che riversano in ogni momento ti mettono nella posizione di cambiare passo, di smettere di camminare e iniziare a correre come fanno loro. Mi porto a casa l’accoglienza, i legami che in due settimane ho intessuto, la loro generosità e la loro idea di comunità unita e solidale. Mi porto a casa il senso di condivisione, le mani che mi sfiorano mentre cammino e che si intreccia- no con le mie, i colori della terra rossa dell’Etiopia, le stelle che splendono nel- la notte e tutti gli animali osservati con curiosità. Mi porto a casa la vita che loro hanno, e di cui ogni giorno sono grati, il loro non lamentarsi mai e il loro bastarsi sempre. Il mio cuore però l’ho lasciato lì.
(Alice Pagnini)
L’Africa è amore, accoglienza e purezza; niente di quello che si vede, dal paesaggio libero e incontaminato ai sorrisi delle persone, è falso. L’Africa è sincera. Ed è proprio questa purezza e sincerità che mi hanno fatto sentire a casa, fatta sentire parte di qualcosa; ogni esperienza fatta mi ha fatto sentire come se venissi presa per mano e trascinata in una danza infinita, ricca di risate, sorrisi e spensieratezza; perché se c’è una cosa che ho imparato è l’essere leggera. I miei maestri sono stati i ragazzi del centro, persone che hanno deciso di salvarsi di capovolgere la loro vita. Nonostante tutto quello che hanno vissuto in loro splende una luce abbagliante, che vibra e fa risplende tutto quello che si trova intorno a loro. I ragazzi mi hanno presa per mano, aiutata a camminare per strade sconosciute, a salire e scendere montagne; mi hanno portato lo zaino quando si faceva tutto pesante e soprattutto mi hanno insegnato che siamo tutti in grado di affrontare qualsiasi ostacolo. (Aurora Crescentini)