“Dio è per noi rifugio e fortezza, perciò non temiamo se trema la terra, se vacillano i monti nel fondo del mare”. «Erano da poco passate le sette del mattino del 9 novembre e stavamo recitando le lodi prima della messa proprio con le parole di questo salmo, quando all’improvviso la chiesa ha iniziato a tremare; una scossa fortissima e molto lunga che ha fatto fuggire tutti i fedeli presenti ma che, grazie al cielo, non hanno riportato alcuna conseguenza. Una volta all’esterno abbiamo avvertito una seconda scossa e così ho deciso di sospendere la funzione per consentire a tutti di mettersi in contatto con i propri cari». A parlare è padre Aldo Marinelli, superiore del convento francescano di San Giovanni Battista di Pesaro, la più prestigiosa chiesa monumentale del Rinascimento della città. «Dopo il terremoto del 2016 – prosegue padre Aldo – la nostra chiesa è stata fortemente lesionata ed è rimasta chiusa al pubblico per oltre due anni a causa dei lunghi lavori di restauro che questa volta hanno permesso all’antico fabbricato di reggere l’urto sismico. Al momento siamo in attesa di rilievi tecnici più approfonditi ma, a parte alcuni piccoli distacchi dell’intonaco, non dovrebbero esserci danni importanti». Stessa scena anche durante la prima messa del mattino nella parrocchia di Santa Maria di Loreto, la più popolosa della città. «Il diacono stava proclamando il Vangelo quando dalla sede ho visto ondeggiare le colonne della chiesa – spiega il parroco don Giuseppe Fabbrini – e così ho subito afferrato il microfono e a gran voce ho avvisato i fedeli: o sotto le panche o fuori! Ci siamo ritrovati sul sagrato mentre era in corso la seconda scossa, tutti incolumi. Io e il diacono Giorgio con ancora addosso i paramenti sacri». Nella chiesa di San Giacomo Apostolo la piccola comunità monastica Bet’el, composta da quattro sorelle consacrate, era in procinto di aprire le porte per la consueta adorazione eucaristica. «Non abbiamo fatto neppure in tempo ad iniziare – dice Anna Rita Valeri – perché le scosse del terremoto sono arrivate un attimo prima dei fedeli. Siamo corse al telefono per contattare le persone più anziane che frequentano abitualmente la nostra chiesa a quell’ora e verificare come stessero. Qualcuno si era già incamminato ed è venuto a sapere da noi del terremoto solo una volta giunto in chiesa».
Se a Pesaro non si registrano danni alle persone, altrettanto non si può dire per il patrimonio artistico religioso, tanto che l’arcivescovo Sandro Salvucci ha chiesto a tutti i parroci di sospendere le celebrazioni e tenere chiuse le parrocchie per consentire sopralluoghi tecnici più approfonditi. Numerose infatti risultano chiese lesionate compresa la cattedrale di Santa Maria Assunta e il santuario della Madonna delle Grazie dove si sono verificati distacchi dei rivestimenti di alcune parti in marmo, come riferisce il vicario generale don Stefano Brizi. Ma forse il crollo più significativo riguarda la parrocchia dei Cappuccini dove il terremoto ha staccato parte della testa alla statua della Madonna Immacolata. «Un’opera monumentale realizzata alla metà degli anni Settanta – spiega il parroco padre Marzio Calletti – collocata sull’esterno della chiesa a quasi venti metri di altezza a protezione dell’intera città. Un vero miracolo che a quell’ora nessuno sia rimasto coinvolto dal crollo».