Cattedrale gremita lo scorso 2 ottobre in occasione della S. Messa di imposizione del Pallio all’arcivescovo di Pesaro mons. Sandro Salvucci, presieduta dal Nunzio Apostolico in Italia mons. Emil Paul Tscherrig. Il Pallio è il simbolo del Buon Pastore, che carica sulle spalle tutto il gregge a lui affidato in comunione con il Papa e con le Chiese della Metropolia di Pesaro, Fano e Urbino. Presente larga parte del clero diocesano, le autorità civili, militari e numerosi vescovi della regione tra cui: l’arcivescovo di Urbino Giovanni Tani, il vescovo di Fano Armando Trasarti, il presidente dei vescovi marchigiani Nazzareno Marconi, l’arcivescovo di Ancona Angelo Spina, e l’arcivescovo di Fermo Rocco Pennacchio. La liturgia è stata animata dai cori San Terenzio, Cristo Re e dal coro della vicaria di Borgo Santa Maria “Santa Maria Regina” diretti da Martino Pòrcile con Giuliana Maccaroni all’organo.
Nunzio. «Il Santo Padre impartisce a tutta la Chiesa metropolitana di Pesaro la sua benedizione» ha detto mons. Tscherrig. Prima del rito di imposizione del Pallio mons. Salvucci ha rinnovato personalmente e in ginocchio la professione di fede con la preghiera del “Credo”. Nell’omelia il Nunzio Apostolico ha messo al centro il brano del Vangelo. «Facciamo nostra – ha detto – la richiesta degli Apostoli di accrescere la loro fede. Ciò che conta è credere che Gesù ci ama e non ci abbandona perché avere fede significa semplicemente lasciarsi abbracciare dalla tenerezza di Dio». Prima della conclusione della S. Messa l’arcivescovo Salvucci è intervenuto con alcune parole rivolte a braccio all’assemblea. «Saluto con tanto affetto Padre Emil, mi permetta di chiamarla così: Padre», ha detto. Poi ai fedeli ha svelato un retroscena.
Salvucci. «Il Nunzio – ha spiegato – è colui che mi ha dato la notizia che il Papa mi nominava arcivescovo di Pesaro. Quando sono andato nella sede della nunziatura a Roma non sapevo quale comunicazione mi doveva essere rivolta. Mi sono ritrovato solo in una grande sala d’attesa. Vi confesso che mi era venuta la voglia di scappare via. Poi è arrivato il Nunzio e mi ha accolto come un padre. Questa tentazione di scappare poi l’ho ritrovata in San Pietro che spesso ha rinnegato Gesù e non era neppure sotto la croce. Ho pensato anche alla leggenda del “Quo Vadis”, quando San Pietro fugge dal carcere di Roma e sulla via Appia incontra il Signore che torna a farsi uccidere al suo posto. E allora Pietro capisce il suo errore e sceglie il martirio. Quel giorno a Padre Emil ho detto che avrei tanto voluto non accettare l’incarico di diventare arcivescovo ma che ho imparato a provare a fidarmi del Signore e allora ho detto sì al Santo Padre. Poco fa, mentre professavo la fede nel “Credo”, ho pensato a Pietro. Così ora faccio mia la preghiera degli Apostoli e vi chiedo di accompagnarla e renderla forte: “Signore accresci in me la fede”. Perché anche io come Pietro credo, ma a volte può ancora rimanere quella tentazione di fuggire. Con questo segno del Pallio il Signore mi sta dicendo di non temere. Mi sento io per primo portato dal Signore, mi sento io questa pecorella smarrita che il Signore viene sempre a cercare come ha fatto con Pietro. Vi chiedo di pregare per me perché io possa essere un servo che non si stanca fino alla fine».
Simbolo
Legame col Papa
Il Pallio è una banda di lana bianca adorna di croci nere che si colloca sulle spalle dell’arcivescovo. La lana con la quale il Pallio è confezionato proviene dagli agnelli benedetti dal Papa nel giorno di Sant’Agnese. Un segno antichissimo che i Papi indossano dal IV secolo. Con l’imposizione del Pallio la Chiesa mostra l’intimo legame tra il Papa e l’arcivescovo. La lana del Pallio rappresenta la pecora smarrita che il pastore porta sulle sue spalle.