Quando ci lascia un urbinate che ha trascorso tutta la sua vita in una città dove un po’ tutti si conoscono, in cui le vicende umane si intrecciano e dove spesso i rapporti si fanno amicizia, egli porta con sé una parte del nostro cuore e la commozione ci permea e avvolge i nostri sentimenti. È successo anche in occasione della dipartita di Gianfranco Bertuccioli che è tornato alla casa del Padre all’età di 87 anni. Cresciuto nel rione di San Polo, ha frequentato l’Istituto Magistrale, sempre a san Polo, nel quale il padre lavorava e risiedeva con la sua famiglia; ha fatto l’impiegato all’ufficio di segreteria dell’Università, ancora nella stessa via, divenendo un punto di riferimento per urbinati e giovani di tante regioni per la sua disponibilità e lo spirito di collaborazione. A San Polo ha
conosciuto il compianto parroco don Giuseppe Zazzeroni che, appassionato di montagna, ogni estate organizzava soggiorni in val Badia per giovani e famiglie cui anch’egli partecipava con entusiasmo, e, quando don Giuseppe ha lasciato, per età, ha continuato la promozione di questi soggiorni insieme ad altri amici. Le esequie si sono tenute nella Chiesa dell’Annunziata e sono state celebrate da don Andreas Fassa che, nell’omelia, ha detto parole intense e suggestive. «Celebrare le esequie cristiane – i funerali in chiesa – è celebrare “un assurdo”: tutto intorno a noi parla di morte, dolore e disfacimento, ma la chiesa proprio nel funerale canta la vita, la vita piena, la vita eterna cui il Signore ci sta preparando fin dal giorno del nostro battesimo. Questa speranza che ci deve sorreggere ed accompagnare lungo tutto il corso della vita nasce dal mistero pasquale di Cristo, dalla Pasqua di resurrezione. Il nostro fratello Gianfranco nella sua vita per molti anni ha lavorato nell’Università, ha curato la sua famiglia, si è adoperato nel creare comunione facendo leva sul suo carattere gioviale e allegro, ha cercato il bello (e chi cerca il bello si avvicina a Dio, che è bellezza infinita) nel canto facendo parte della Cappella Musicale del Santissimo Sacramento. Ora noi chiediamo al Signore Gesù che accolga il nostro fratello Gianfranco nella luce e nella pace del paradiso. “Non tenere conto, o Signore, dei beni che non è riuscito a fare a motivo della fragilità umana, ma accogli benigno i segni di bene che il nostro fratello ha lasciato a noi che restiamo, quale preziosa eredità”».