Scrivendo questi appunti sul pellegrinaggio che ho appena vissuto a Gerusalemme durante il viaggio di ritorno a casa, mi riecheggiano le parole del Signore risorto agli apostoli: “Riceverete la forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e di me sarete testimoni a Gerusalemme… e fino ai confini della terra” (At 1,8). “Una settimana da Dio” – per citare il celebre film con Jim Carey – per ripartire da Cristo Signore, centro della mia vita e della mia missione di “successore degli Apostoli” (confesso che questa espressione mi fa ancora tremare). Zaino alle spalle e Bibbia in mano, in sette giorni ho percorso a piedi oltre cento chilometri (dati dello smartwatch) tra i luoghi della Città Santa sui passi di Gesù, talvolta ritornandoci più volte, in particolare nella basilica del Santo Sepolcro che ha la forza di attirare come una calamita. Mentre vivevo il pellegrinaggio esteriore ho cercato di compiere un cammino interiore. Ne avevo proprio bisogno dopo i mesi intensi e travolgenti che hanno scombussolato la mia vita, seguiti alla nomina episcopale, senza quasi la possibilità di sostare e meditare su quanto mi stava accadendo. D’altronde anche Gesù si ritirava spesso in preghiera, sottraendosi alla folla che gli faceva ressa attorno. Il giorno dell’ordinazione mi è stato posto il libro dei vangeli aperto sopra la testa.
Il pellegrinaggio mi è stato di grande aiuto per ri-piantarlo nel cuore, facendomene riassaporare tutta la bellezza e la forza. Rileggere quelle pagine, in particolare i racconti della passione, morte e risurrezione di Gesù, nei luoghi degli accadimenti, toccandone le pietre, è un’esperienza speciale che ogni cristiano dovrebbe compiere almeno una volta nella vita. In più ho avuto il dono unico di celebrare l’Eucaristia nella Grotta di Betlemme, nel Getsemani, nei pressi del Cenacolo e all’interno dell’edicola del Santo Sepolcro! Ogni volta, pur nei minuti contingentati delle celebrazioni (i solerti frati della Custodia di Terra Santa ne dettano i tempi), ho potuto consegnare al Signore la Chiesa di Pesaro, i sacerdoti, i diaconi, le persone e le famiglie che vivono prove difficili, le comunità cristiane, i popoli che soffrono le guerre, i cari defunti… Una preghiera di intercessione che avvertivo particolarmente “efficace” in questi luoghi benedetti. Tra le altre ho voluto fare un’esperienza particolare: domenica 17 luglio la liturgia ci proponeva il vangelo di Marta e Maria (Lc 10, 38-42), da qui l’idea di andare a Betania, villaggio delle due sorelle, dove Gesù era di casa. Là ha compiuto il miracolo della risurrezione di Lazzaro, fratello di Marta e Maria. Il villaggio è a tre chilometri da Gerusalemme, ma oggi, trovandosi nei Territori Palestinesi, avendo Israele per la sua sicurezza innalzato un impressionante muro, per raggiungerlo occorre fare parecchia strada. Non mi sono perso d’animo: ho rimediato un passaggio di fortuna (che mi è costato anche una fortuna!) e mi sono recato là, ho visitato la tomba di Lazzaro e, nella chiesa dei francescani della Custodia, ho riletto e meditato il brano: “Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta” (Lc 10,41-42). Qual è la parte migliore? Non consiste tanto nel fare qualcosa per Gesù, ma lasciare che sia Lui a fare qualcosa per noi, cioè lasciarci amare accogliendo la sua Parola. Si tratta di rimettere a fuoco la vita a partire dalla relazione con Lui, il Signore della vita! Ecco, in sintesi, il senso profondo del pellegrinaggio che ho avuto la grazia di vivere. Ed ora sono chiamato ad esserne testimone… da Gerusalemme a Pesaro!
1 commento
Per noi io e Marisa per un momento ci è sembrato davvero di vivere questa esperienza anche noi dalle parole di Monsignore Sandro Salvucci questo viaggio in terra Santa grazie del dono che ci hai donato un grande abbraccio Luciano e Marisa