La messa solenne in Cattedrale presieduta dall’Arcivescovo Giovanni Tani e la processione per le vie cittadine hanno nuovamente caratterizzato la festività del Patrono.
Gli Urbinati non si sono smentiti in occasione della festa patronale di san Crescentino, che attrae da sempre un numeroso pubblico di fedeli dentro e fuori la cattedrale, per messa e processione. Dopo cinque anni di assenza dalla basilica, di cui tre a san Domenico e gli ultimi due all’aperto in piazza Rinascimento, la voglia di riunirsi di nuovo in duomo si è fatta sentire, tanto che è stato gremito anche nelle navate laterali, riempiendo letteralmente la chiesa.
Presenza. Ad assistere alla messa e a partecipare alla processione, c’erano il vicesindaco Massimo Guidi, rappresentanti delle forze dell’Ordine, soci dell’Unitalsi, gli scout Agesci, le confraternite in divisa del Corpus Domini e di San Giovanni di Urbino, del Gonfalone di Fermignano e del Santissimo Sacramento di Urbania, e l’ordine equestre del Santo Sepolcro. Ad animare la liturgia, il coro diocesano e l’organista Lorenzo Antinori, che al termine della messa hanno eseguito per la prima volta il nuovo inno del santo composto lo scorso anno. L’arcivescovo Giovanni Tani nell’omelia ha detto, tra l’ altro che la tradizione ci ricorda che i festeggiamenti per Crescentino sono semplici: messa e processione. Senza particolari contorni, ma sentiti.
Conversione. “Cosa ci insegna – ha detto ancora mons. Tani – questo giovane soldato romano? Era un pagano che si è convertito, ascoltando l’annuncio della fede in caserma. Ha abbandonato il culto dell’imperatore per adorare solo Gesù nostro salvatore. E vi ha aderito così tanto da rifiutare ogni compromesso, fino al martirio. Come allora Crescentino ha evangelizzato la valle del Tevere, oggi in processione passando per le vie di Urbino ci ricorda la sua scelta: solo Gesù è la salvezza. Oggi cerchiamo di passare dalla sola tradizione alla conversione. Dalla conversione alla convinzione. Dall’essere cristiani per abitudine ad una fede che è scelta personale”. Non che sia semplice: non dipende solo dalla nostra volontà, ma occorre un aiuto dall’alto, come scriveva anche Carlo Bo in un suo racconto citato dall’arcivescovo. L’aiuto divino può avvenire anche per intercessione di Crescentino, un convertito che può aiutarci a convertirci e a trovare la fede.
Speranza. “Il nostro tempo – ha concluso il vescovo – è attraversato da un grande bisogno di sperare e, allo stesso tempo, da una mancanza di speranza. Solo con quella forza Crescentino ha potuto affrontare le prove dell’evangelizzazione e del martirio. Noi, che di traversie e di sofferenze ne dobbiamo attraversare di piccole e di grandi, prendiamo esempio da lui guardando avanti, a ciò che ci aspetta dopo. La fede e la speranza, non sono però niente senza l’amore, la carità. Sol frontone della cattedrale ci sono le tre statue, imbragate da fili di acciaio: anche in noi, non permettiamo mai che crollino”. La processione, che ha goduto di un tempo praticamente perfetto, ha effettuato le collaudate soste per benedire università, monasteri di clausura e la città. L’orchestra della Cappella musicale del SS. Sacramento diretta dal M. Michele Mangani ha accompagnato ritmicamente i passi dei portatori, che, sotto il lancio di gialle ginestre, hanno sostenuto il peso del santo tra due ali festanti di urbinati. Prima del rientro in Duomo, la statua del Santo è stata rivolta verso i fedeli per un saluto, una benedizione e per dare l’appuntamento tra un anno esatto.
Giovanni Volponi