La celebrazione del Corpus Domini è tornata alla tradizione: dopo la messa solenne in duomo di domenica sera, animata dalla schola cantorum della cattedrale, a cui erano presenti i sacerdoti dell’unità pastorale di Urbino e una folta assemblea di fedeli, c’è stata infatti – dopo due anni di stop – la processione. E dopo circa quindici anni, quest’anno si è deciso di riproporre una formula che si era persa. Negli anni 2000, sotto l’episcopato di mons. Marinelli, si era iniziato a celebrare davanti alla chiesa dell’Annunziata, per poi procedere in processione verso il centro e giungere fino in duomo. Domenica invece la processione è tornata all’itinerario più breve ma più antico: l’ostensorio portato dall’arcivescovo, sotto il baldacchino sorretto a mano, è sceso lungo via Veneto verso la piazza, per poi girare in via Mazzini e terminare nella chiesa di san Francesco di Paola, sede della confraternita
intitolata al Corpus Domini. Il priore Giuseppe Cucco, già dai giorni precedenti, aveva provveduto ad installare nella facciata delle luminarie e addobbare la canonica di drappi; sull’uscio è stato poi allestito un tavolo dove è stato posato l’ostensorio a conclusione della processione. L’orchestra di fiati diretta da Michele Mangani ha animato la processione, a cui era presente oltre alla confraternita omonima, anche quella della Morte e i ragazzini della prima comunione. Mons. Tani ha anche rivolto un appello a trovare nuovi turnisti per l’adorazione eucaristica a Santo Spirito: per stare sempre vicini all’ostia consacrata. La festa del Corpus Domini affonda le radici nel Milleduecento, quando papa Urbano IV ne istituì la solennità, e ad Urbino è sempre stata molto sentita e curata dall’omonima confraternita, con vari tracciati processionali diversi nel corso dei secoli, che poi si sono consolidati nella forma tornata quest’anno.
Di Giovanni Volponi