Pesaro. Pubblichiamo, per gentile concessione, un articolo di Grazia Calegari Franca, tra i massimi esperti di arti visive a Pesaro. Si tratta di una sintesi di un lavoro più ampio che uscirà sul prossimo numero di “Studi Storici”, rivista della Società Pesarese di Studi Storici.
Porto. San Nicolò dava il suo nome ad uno dei quattro quartieri della città: San Terenzio, San Nicolò, Sant’Arcangelo e San Giacomo. La chiesa aveva la funzione suburbana di San Nicolò del Porto, non si sa con esattezza dove il primo edificio fosse ubicato, ma possiamo dire che dal Seicento fu sede parrocchiale, all’angolo tra le attuali via Castelfidardo e l’inizio della salita di via Mazzolari, venne abbattuta e fu poi ricostruita nella sede attuale. Ebbe funzione di parrocchia succursale fino al 1919, quando il vescovo Bonaventura Porta decise di assegnarla agli agostiniani e di trasferire la sede parrocchiale in Sant’Agostino. Fu allora trasferito l’archivio di San Nicolò in quello degli agostiniani prima a Pesaro, poi a San Nicola di Tolentino, e ancora in quello generale di Viterbo.
Bambi. Si può avere un’idea dell’interno della chiesa pesarese, di cui è visibile ancora il piccolo campanile a vela, rileggendo la Visita Pastorale del cardinale De Simone vescovo di Pesaro del 1778, con descrizione minuziosa della struttura, con i quadri, gli oggetti liturgici, le abitudini dei parrocchiani che erano per la maggior parte marinai, in un numero complessivo di abitanti di duemila anime. Dei quadri posti agli altari laterali rimane un sant’Omobono protettore dei sarti, oggi nella chiesa della Maternità o dell’Adorazione. La pianta di San Nicolò è ovale: l’altar maggiore era dedicato al Santo titolare che è Nicolò ovvero Nicola di Bari, il laterale destro al citato Sant’Omobono, il sinistro a San Donino, protettore dall’idrofobia. Poi, la trasformazione: nel 1935-36 la chiesa venne mutata in cinema-teatro dalla parrocchia di Sant’Agostino alla quale apparteneva. Si costruì una piccola galleria, si fece un muro divisorio che separava la piccola platea dalla zona dello schermo e del palcoscenico, si intitolò il locale prima a Piergiorgio Frassati poi a Bambi, il mitico cerbiatto di Walt Disney.
Teatro. Per decenni, l’ex chiesa è stata la sede di prove e di recite per innumerevoli compagnie di prosa di dilettanti appassionati, di filodrammatiche che hanno animato a Pesaro l’amore per il teatro, culminato nella nascita del Festival nazionale dei GAD che ha avuto inizio nel 1948. La superstite memoria della decorazione settecentesca della chiesa, che è di proprietà della Curia arcivescovile, si può ancora vedere nella cupola che sovrasta l’ex presbiterio e che esalta l’insolito tema delle tre Virtù Teologali, da me attribuite a maestranze impegnate anche nella chiesa di Sant’Agostino quando l’architetto faentino Giuseppe Pistocchi ristrutturava la chiesa. Sia nella chiesa-madre che in San Nicolò si nota un gusto per l’arabesco, per decori impostati in senso teatrale, in festoni vegetali decisamente insoliti nella tradizione decorativa di Pesaro, in quegli anni prevalentemente lazzariniana. Nella separazione delle quattro vele della cupola, sono dipinti angeli dolcissimi che suonano un violino e la mandola, ad allietare questo scorcio di Settecento, con evocazioni anche musicali, nell’esaltazione teologica delle Virtù Teologali: Fede, Speranza e Carità. Sono temi insoliti nelle iconografie del secolo, sono moniti alla devozione e all’impegno sociale.
Restauri. La chiesa è stata restaurata negli ultimi anni del secolo scorso, a partire dal tetto. Oggi manca completamente il pavimento, il resto è in attesa di sistemazione. Nel 2019 un giovane pesarese laureato in giurisprudenza a Roma aveva un progetto molto interessante che nasceva sulla spinta della Legge Cinema 220/2016 promossa dal ministro Franceschini e dal relativo Piano Straordinario per il ripristino e la ristrutturazione delle sale cinematografiche dismesse. Assieme a un gruppo di collaboratori e amici, questo giovane ha realizzato un progetto per la ristrutturazione dell’ex cinema Bambi. La parrocchia di Sant’Agostino era interessata a permettere questa complessa operazione e anche la Soprintendenza ai Beni architettonici di Ancona aveva dato un iniziale assenso alla realizzazione del progetto. Purtroppo il meccanismo della Legge Cinema si è presto arenato per varie ragioni e non è stato possibile procedere in maniera spedita. L’intenzione sarebbe stata quella di riattivare la struttura dell’ex cinema rendendola non solo una sala cinematografica con un ampio spazio di ristoro, ma anche un contenitore di attività artistiche e culturali nel cuore della città, dove si possa fare esperienza di musica, film, concerti, mostre, presentazione di libri, spettacoli, attività per bambini e ragazzi animando quell’ultima parte di via Castelfidardo verso il mare.
DI GRAZIA CALEGARI FRANCA – Docente e storica dell’arte