Ginestreto – DI MAURIZIO GARATTONI
Domenica 27 marzo abbiamo ricordato don Guido Vincenzi ad un anno dalla sua scomparsa. Gli siamo riconoscenti per essere stato parroco e diffusore della grazia di Dio nella parrocchia di San Carlo Borromeo, da lui creata nel 1965 e guidata fino al 2011.
Fabbriche. In quasi 50 anni di sacerdozio a San Carlo don Guido ci ha presi per mano come un padre e ci ha resi prima donne e uomini buoni e poi buoni cristiani. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Anche di quelli che non credevano in Dio, che non andavano mai in chiesa. Gli operai delle fabbriche che non hanno mai frequentato la parrocchia e non andavano mai a Messa, sono stati loro a contribuire alla costruzione fisica della chiesa e delle infrastrutture occorrenti a completarla. La prima campana è stata forgiata proprio dagli operai della Montecatini che lo avevano come cappellano dei lavoratori, in fabbrica. Tutto il quartiere di Pantano, allargatosi enormemente dalla metà degli anni ’60 in poi, ha beneficiato di una particolare Grazia di Dio, attraverso questo giovane parroco con la lambretta.
Muratore. Allora i bambini giocavano nei campetti rimediati tra uno stagno e i cantieri dei nuovi condomini. Non esistevano tanti luoghi di aggregazione se non la strada. E allora arrivava don Guido in bici o in lambretta, portava un pallone e si metteva a giocare. Lui quei ragazzi li conosceva tutti. Uno per uno. Li aveva battezzati. Conosceva le famiglie e ora stava in mezzo a loro. Poi alla fine si diceva tutti insieme una preghiera, e si tornava felici a casa. Così Don Guido ha proposto al Vescovo di creare una nuova parrocchia ma anche un campetto da gioco. La chiesa degli inizi era un “non luogo”. La S. Messa era celebrata a turno nei vari garage delle famiglie di quasi diecimila parrocchiani. Poi è nata la prima chiesa in un capannone dove anche io ho fatto la Prima Comunione. In seguito è stata progettata la chiesa nuova dall’architetto Borgiotti dove don Guido ha fatto anche il muratore. E i parrocchiani erano tutti con lui che chiedeva a ciascuno di fare la propria piccola parte, che poi diventa grande: «La fede senza opere è morta e nulla è impossibile a Dio», ripeteva sempre.
Parrocchiani. Ecco perché domenica pomeriggio tanti parrocchiani vecchi e nuovi erano presenti, con commozione e gioia, per intitolare a Don Guido la casa di Ginestreto da lui voluta e già in funzione da oltre un ventennio. Erano presenti tra gli altri anche don Josè, attuale parroco di San Carlo; don Marco Farina, collaboratore in parrocchia per oltre 25 anni; Attilio Ortolani, storico gestore della casa, Giorgio Fattori, attuale gestore e don Giuseppe Gaudenzi… Emozionante il momento in cui è stata disvelata la targa all’ingresso della casa alla presenza di Augusto, fratello di don Guido. Dire che questa casa è stata fortemente voluta da don Guido non totalmente corretto. Sono stati i giovani dei gruppi parrocchiali a farne espressa richiesta. Hanno ripulito cantine e soffitte per raccogliere carta e ferro, per poi rivendere il tutto e ricavarne soldi. Hanno organizzato pesche di beneficenza, feste e tombole… Oggi la casa pastorale non solo porta il nome di don Guido ma accoglie tutti con quel suo tipico saluto francescano: “pace e bene”.