Il premio assegnato dal Ministero per il 2024 avrà una ricaduta anche sui 50 comuni della provincia
Pesaro – DI MARIA RITA TONTI
Pesaro capitale italiana della Cultura 2024: una vittoria che premia l’impegno profuso nell’articolazione dei cinque progetti che hanno portato Pesaro a sbaragliare le altre nove città concorrenti e a guadagnarsi un finanziamento pubblico di un milione di euro. Il riconoscimento è stato annunciato dal Ministro della Cultura Dario Franceschini che ha definito quella della città di Pesaro «Una proposta che unisce cultura, natura e tecnologia».
Ambiente. «Sviluppare tecnologie che mettano a bilancio il complesso delle esigenze ambientali; cercare nuove ragioni dell’arte nelle forme di creazione suggerite dai processi naturali; riconoscere la natura come una comunità di soggetti con cui interagire per rinnovare le politiche umane in termini di inclusività aperta a tutto il vivente, abbattendo le disparità sociali, economiche e di genere, le distanze fisiche e culturali»: è questo l’incipit del dossier di candidatura di Pesaro che non ha guardato solo al passato ma che ha colto la sfida sul futuro, condividendola con il territorio provinciale e non solo, tenendosi vicina nella programmazione Ascoli Piceno, altra candidata al riconoscimento. Titolo del dossier con cui Pesaro ha convinto la giuria della commissione istituita dal MIC è ‘La natura della cultura’: un progetto che vuole immaginare insieme ai suoi cittadini la città in un nuovo concetto di cultura diffusa, inclusiva e in dialogo con l’ambiente. Il nucleo del progetto nasce quindi da una ‘visione collettiva’ da cui prende vita un programma culturale fatto di 45 azioni di intervento e che coinvolge i 50 comuni della provincia. La visione plurale e condivisa è nata durante l’anno di costruzione del percorso di candidatura, adottando il metodo dell’ascolto. Pesaro ha avviato ‘esercizi di cittadinanza culturale’, per incrociare la molteplicità di sguardi e desideri dei suoi abitanti sullo spazio urbano e ripensarlo in termini di prossimità, identità, mobilità sostenibile. Con questa finalità ha voluto rilanciare il suo modello di territorio policentrico che include in armonia centro e periferia, borgo e metropoli, verso un’idea rinnovata di provincia.
Sezioni. Le 5 sezioni del dossier declinano il rapporto tra arte, cultura e tecnologia e poggiano su istituzioni già presenti e su eventi che già caratterizzano l’offerta culturale di Pesaro. A partire dalla Bicipolitana, cardine della prima sezione, “La natura mobile della cultura”, che diventerà luogo per installazioni sonore mobili, hotel labirinth con stanze trasformate in residenze artistiche e “danzando memorie sul mare”, iniziativa che dovrebbe riportare alla luce “archivi sonori di tradizioni musicali perdute”. “Natura ubiqua della cultura” porterà a realizzare una sorta di atlante territoriale delle emozioni mentre con “Now you see me” si accenderanno i riflettori su architetture moderne cittadine divenute invisibili nel panorama urbano. Spazio anche alle testimonianze dei migranti e alle loro valigie digitali, ovvero le sim card, unico loro bagaglio nell’attraversare il mare, dalle quali si attingerà per ricavare materiale per creare mostre e laboratori e ripensare il rapporto con l’altro. La colonia di Villa Marina è al centro della terza sezione, “La natura imprevedibile della cultura”, che nel piano del Comune dovrebbe essere ripensata come centro culturale. Chiamati in causa anche i 13 quartieri della città dove saranno ospitate altrettante residenze artistiche.
Rossini. E poi il Rof, il principale motore culturale di Pesaro, che donerà ad associazioni, dai suoi magazzini, scenografie, costumi e oggetti in disuso a cui dare nuova vita. Ripensare la politica del rumore è il cuore della penultima sezione, “La natura operosa della cultura”, che propone incontri e momenti di riflessione sul tema. Il secondo progetto punta invece sul blu, “il colore della cuccagna”, e su come riportare in auge la pratica rinascimentale con cui si sono tinti capolavori in tessuti preziosi. Si chiude con la quinta sezione, “La natura vivente della cultura”, che mette in campo i 33 alberi monumentali della provincia, la sonosfera, la “Raising room”, la stanza che permetterà di incontrare l’artista Marina Abrahmovic in una sua performance. Una grande emozione per tutta la città – ha commentato il sindaco Matteo Ricci – che ha definito Pesaro una città orchestra capace di suonare in armonia. E ha proseguito: «Vogliamo dedicare questa vittoria a Kharkiv, come noi Città della Musica Unesco, in questo momento sotto gli attacchi russi», mostrando una foglia di ginkgo biloba, l’albero della pace al quale si è ispirato il dossier di candidatura di Pesaro. «Spero che presto la città di Kharkiv possa tornare a suonare, anche insieme a noi».
Maria Rita Tonti