Era l’autunno 2015 quando, dopo un rapido ma complesso lavoro illuminotecnico ed elettrico, veniva inaugurata la nuova illuminazione della basilica urbinate. Nemmeno un anno dopo, il terremoto causava la chiusura del tempio e l’inizio di lunghi lavori durati quattro anni per la riparazione dei danni. Il 28 novembre 2020, la solenne messa di riapertura. Tuttavia, le luci che al momento della chiusura erano quasi nuove, sono uscite molto ‘provate’ dalla lunga parentesi del cantiere, bisognose di uno scrupoloso intervento di pulizia, manutenzione straordinaria e corretto puntamento. Per fare ciò, nelle scorse settimane è tornato ad Urbino il team che aveva realizzato l’impianto sette anni fa, capitanato dall’ingegner Mario Torchio, assieme al tecnico delle luci Alfonso Iuliano e al suo fedele collaboratore Simone Tucci. In meno di quattro giorni, si è provveduto allo smontaggio e alla pulizia a fondo di ogni singolo proiettore; in totale circa 220 punti luce.
Tutti gli elementi danneggiati (89 sul totale) sono stati sostituiti e ogni singolo proiettore è poi stato riposizionato nella direzione del primo progetto, dopo una accurata pulizia interna ed esterna. Ora ogni faro è tornato a valorizzare dipinti, altari, statue, parti architettoniche e elementi liturgici. Molta attenzione è stata data a presbiterio, transetto e cupola. Hanno ritrovato il precedente splendore anche le cappelle laterali. Non meno importante è l’abbassamento dei consumi: le lampade sostituite passano, a seconda dei casi, da 50 a 25 watt, da 150 a 120 e da 70 a 60; in conclusione un importante risparmio energetico. Il gruppo di lavoro è ormai di casa a Urbino: risalgono all’estate gli importanti impianti di Cà Staccolo e dell’abbazia di Lamoli, e in cantiere ve ne sono altri in città di cui non mancheremo di dare notizia.
Di Giovanni Volponi