Sabato 19 marzo ricorre la festa di San Giuseppe, sposo di Maria e patrono di tutti i padri. In Urbino la devozione al santo patriarca è radicata fin dal Cinquecento, e il luogo privilegiato del culto in città è l’Oratorio omonimo di via Barocci, dove anche quest’anno si celebrerà la giornata con una messa alle ore 10 presieduta dall’arcivescovo Tani. In questo 2022 la ricorrenza, cadendo di sabato, impedisce la celebrazione di messe serali, per cui quello mattutino sarà l’unico appuntamento in memoria del padre di Gesù. La Messa sarà accompagnata all’organo dal M° Lorenzo Antinori e vedrà la partecipazione dei confratelli aderenti all’antico sodalizio, sempre attivo dal 1500 fino ad oggi, custode di preziosi tesori artistici e paladino della devozione verso Giuseppe. L’Oratorio dedicato al santo, sede della omonima confraternita, è uno scrigno di opere d’arte di ogni epoca, dal Rinascimento (la Madonna col Bambino di Domenico Rosselli) al Manierismo (il presepe del Brandani), dal Barocco (gli affreschi della chiesa) al Neoclassico (la cappella dello Sposalizio).
Assieme ai vicini Oratori di San Giovanni Battista, con il grande ciclo di affreschi dei Salimbeni, e delle Cinque Piaghe con la sua atmosfera rococò, costituisce un vero e proprio polo turistico, museale e religioso di via Barocci. Una strada ricca di monumenti, case di personaggi illustri, scorci di rara bellezza e storia che trasuda da ogni mattone. Tanti i motivi per recarsi a messa sabato, oltre al partecipare alla funzione: recentemente, dopo la mostra dedicata a papa Clemente XI, l’Oratorio di San Giuseppe ha visto un miglioramento dell’allestimento museale, in quanto una nicchia nel corridoio è stata resa vetrina per tutti i preziosi argenti donati dagli Albani, liberando spazio in altre teche che hanno permesso di far uscire dai depositi alcuni oggetti mai esposti finora, come un grande reliquiario in argento, opera settecentesca barocca, un calice seicentesco, due pissidi in argento rispettivamente del Sei e del Settecento e un calice ottocentesco donato dagli eredi di Paolo Volponi, prima parte della sua collezione: un oggetto di gusto neogotico molto particolare. Ultimo ma forse più importante di tutti, è tornato in Oratorio dopo un restauro e un prestito ad una mostra lo Sposalizio di Gianandrea Urbani, copia da Raffaello, un dipinto già molto bello che ora è tornato ai colori originali del 1609 e dona un’atmosfera unica alla cappella che lo ospita.
Di Giovanni Volponi