Domenica 30 gennaio l’Arcivescovo Giovanni Tani ha conferito il sacramento della Confermazione a due giovani alla presenza di parenti ed amici.
Per Paolo e Ylenia lo scorso 30 gennaio è stato un giorno speciale: in Cattedrale “per l’imposizione delle mani e la preghiera consacratoria” dell’arcivescovo mons. Giovanni Tani hanno ricevuto il dono dello Spirito Santo mediante il sacramento della Confermazione. Come già sottolineato sullo scorso numero del nostro Giornale, il momento del Sacramento è stata la conclusione di un cammino e al tempo stesso l’inizio di un cammino. È la conclusione della preparazione (catechesi), sostenuta dal desiderio di conoscere Gesù, di fare esperienza di Lui, per poter essere suoi amici “adulti nella fede”; un cammino per altro iniziato da molto lontano, diremmo all’inizio dei tempi, per l’amore assoluto col quale il Signore da sempre ci ha amato e continua ad amarci, proprio come ha affermato abbiamo ascoltato nella prima lettura della messa attraverso il profeta Geremia: “Prima di formarti nel grembo materno, ti ho conosciuto, prima che tu uscissi alla luce, ti ho consacrato; ti ho stabilito profeta delle nazioni” (Ger 1,4).
Omelia. Dopo che padre Francesco Acquabona ha presentato i candidati alla Cresima, al termine della proclamazione del Vangelo, parte integrante del sacramento è stata l’omelia dell’Arcivescovo. Mons. Tani ha sottolineato l’importanza di essere qui e ora “testimoni che non hanno paura di professare la fede in Cristo risorto”. Prendendo spunto dalla seconda lettura, l’inno alla carità, ha aggiunto che proprio la carità per il cristiano di ogni luogo e di ogni tempo è lo stile con cui vivere il Vangelo.
Rito. Il solenne rito sacramentale che come Chiesa di Urbino – Urbania – Sant’Angelo in Vado abbiamo celebrato domenica (perché dove c’è il Vescovo è sempre presente l’intera Arcidiocesi) non è solo un punto di arrivo ma, per i nuovi cresimati diventa un punto di partenza. Lo ha ricordato papa Francesco lo scorso 23 gennaio – domenica della Parola di Dio – durante l’omelia della Messa celebrata in San Pietro: “Tutto ha avuto inizio dalla Parola che Dio ci ha rivolto. Per questo, terminata la lettura di Isaia, Gesù nel Vangelo annuncia qualcosa di inaudito: «Oggi si è compiuta questa Scrittura» (Lc 4,21). Si è compiuta: la Parola di Dio non è più una promessa, ma si è realizzata. In Gesù si è fatta carne. Per opera dello Spirito Santo è venuta ad abitare in mezzo a noi e vuole dimorare in noi, per colmare le nostre attese e sanare le nostre ferite. Sorelle e fratelli, teniamo lo sguardo fisso su Gesù, come la gente nella sinagoga di Nazaret (cfr v. 20) – lo guardavano, era uno di loro: quale novità? cosa farà, questo, di cui si parla tanto? – e accogliamo la sua Parola. […] Chiediamoci allora: vogliamo imitare Gesù, diventare ministri di liberazione e di consolazione per gli altri, attuare la Parola? Siamo una Chiesa docile alla Parola? Una Chiesa portata all’ascolto degli altri, impegnata a tendere la mano per sollevare i fratelli e le sorelle da ciò che li opprime, per sciogliere i nodi delle paure, liberare i più fragili dalle prigioni della povertà, della stanchezza interiore e dalla tristezza che spegne la vita?”.
DI ANDREAS FASSA