Tesi di Erika Signoracci sui 4
Beati della Chiesa di Pesaro
Nelle scorse settimane presso la Facoltà Teologica dell’Emilia Romagna/Istituto Superiore di Scienze Religiose “A. Marvelli”, Erika Signoracci, insegnante pesarese, ha discusso la tesi dal titolo: «Pajono tesori nascosti. Valorizzazione del patrimonio “immateriale” dei beati pesaresi: Cecco, Michelina Metelli, Felice Meda e Serafina Sforza». La tesi, che ha visto come relatore il prof. arch. Johnny Farabegoli, rientra nell’ambito del progetto per il Master di I livello in Valorizzazione dell’Arte Sacra e del Turismo Religioso.
***
“Una città non è disegnata, semplicemente si fa da sola. Basta ascoltarla, perché la città è il riflesso di tante storie” (Renzo Piano). Anche la comunità che la abita porta con sé un’eredità preziosa, “immateriale”: racconti orali, feste, devozioni legate alla sua storia. Ma nei secoli alcuni hanno voluto illustrare, dipingere, annotare, scrivere: tante sono le opere d’arte, beni bibliografici e archivistici nel centro storico di Pesaro che ci ricordano quattro Beati vissuti tra il XIV e il XV secolo. Il beato Cecco e la beata Michelina Metelli furono i primi terziari francescani a Pesaro e fondatori della Confraternita dell’Annunziata. La beata Felice Meda e la beata Serafina Sforza (Sveva di Montefeltro), vissero parte della loro vita come clarisse nello scomparso monastero del Corpus Domini, divenendone badesse. I quattro beati hanno abbracciato la spiritualità francescana che li portò a spogliarsi di tutti i beni, a raggiungere la somma umiltà. Sono stati esempi di fede, carità, pazienza e dopo la loro morte, alla vista dei loro corpi incorrotti, è scaturita un’intensa pietà popolare assecondata da miracoli. La beata Michelina Metelli è sepolta nell’omonima cappella del santuario della Madonna delle Grazie, mentre i corpi degli altri Beati, dopo varie traslazioni, attualmente si trovano nella cappella del Santissimo Crocifisso in cattedrale, sotto il Crocifisso miracoloso donato da san Bernardino da Siena alla beata Felice. Oltre a queste due chiese, le loro effigie si possono ammirare anche nel Museo Diocesano, nei Musei Civici e nel palazzo ducale, senza contare i bozzetti acquistati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro a Palazzo Montani Antaldi, le stampe e i manoscritti presenti nell’Archivio Storico Diocesano di Pesaro e nella Biblioteca Oliveriana. Sarebbe importante valorizzare questi Beati innanzitutto facendoli conoscere come patrimonio da custodire ed eredità culturale. Inoltre beni storici e artistici riguardanti i Beati, seppur conservati con cura, non sempre vengono fruiti in modo adeguato: talvolta alcune opere sono relegate in depositi e raramente mostrate ed esposte. Questi Beati rappresentano un “bene comune” ed è quindi importante che chi abita il circuito cittadino abbia a cuore la storia, l’iconografia, i valori religiosi e civili della propria città.