
XXVI Domenica Tempo Ordinario Anno C (Luca 16, 19-3)1
In quel tempo, Gesù disse ai farisei:
«C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe.
Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. Stando negli inferi fra i tormenti, alzò gli occhi e vide di lontano Abramo, e Lazzaro accanto a lui. Allora gridando disse: “Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell’acqua la punta del dito e a bagnarmi la lingua, perché soffro terribilmente in questa fiamma”.
Ma Abramo rispose: “Figlio, ricòrdati che, nella vita, tu hai ricevuto i tuoi beni, e Lazzaro i suoi mali; ma ora in questo modo lui è consolato, tu invece sei in mezzo ai tormenti. Per di più, tra noi e voi è stato fissato un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi, non possono, né di lì possono giungere fino a noi”.
E quello replicò: “Allora, padre, ti prego di mandare Lazzaro a casa di mio padre, perché ho cinque fratelli. Li ammonisca severamente, perché non vengano anch’essi in questo luogo di tormento”. Ma Abramo rispose: “Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro”. E lui replicò: “No, padre Abramo, ma se dai morti qualcuno andrà da loro, si convertiranno”. Abramo rispose: “Se non ascoltano Mosè e i Profeti, non saranno persuasi neanche se uno risorgesse dai morti”».
Commento alle Letture della domenica
- Introduzione
Questo Vangelo vuol farci un forte invito alla conversione mediante l’ascolto e l’obbedienza alla parola di Dio, e mediante la misericordia verso i poveri. Anche tra noi ci sono persone come il ricco egoista del Vangelo e gli spensierati della prima lettura che pensano solo a se stessi, e facendo finta di non vedere i tanti poveri, che come Lazzaro chiedono aiuto.
- Convertirsi all’amore verso poveri
L’invito di Gesù è forte. Noi, come i fratelli del ricco, abbiamo Mosè e i Profeti, cioè la Parola di Dio. Dobbiamo ascoltarla e viverla. Essa ci invita a convertirci all’amore, alla carità verso i poveri. Questa carità poi sarà il metro di giudizio per la qualità della nostra eternità.
- Le povertà di oggi
Oggi sembra che i ricchi siano diventati più ricchi e i poveri siano cresciuti a dismisura: quante persone, famiglie in Italia vivono nella povertà assoluta, cioè non hanno il necessario per vivere e non hanno mezzi per comprarlo. A questi si aggiungono i tanti che vivono nella povertà relativa, cioè che hanno il minimo necessario per vivere. La povertà colpisce soprattutto le famiglie, e in particolare le famiglie numerose…
Ma oltre ai poveri in campo economico, vanno aggiunti i poveri in campo sociale, cioè quelli che sono esclusi, scartati, dimenticati, senza casa, lasciati a se stessi, per i motivi più diversi. Scarto, abbandono, vuoto interiore sono povertà molto diffuse, fra i giovani e gli adulti, fra gli stranieri e i rifugiati, e anche dentro le famiglie.
- L’egoismo
Per contro ci sono i ricchi di soldi, di capitali, di case. Ci sono quelli che badano a se stessi, cercano di salvare se stessi, dimenticando gli altri e Dio stesso! “Guai a voi ricchi” dice il Vangelo, perché non avrete altra consolazione. Questa triste ricchezza chiude in se stessi, erige barriere davanti agli altri, ai poveri, alle persone sole, disperate. Una ricchezza che nasce dalla convinzione sbagliata che io devo accontentare me stesso: “Contento io, contenti tutti!”. Una ricchezza, una chiusura che impoverisce e rattrista, perché è priva di amore. Quando c’è amore, sentiamo di star meglio e far star meglio: in qualche modo l’amore genera gioia, genera paradiso sulla terra per noi e per gli altri. Come è bello il gesto di donare offerte “per le famiglie bisognose”: una carità piccola, frequente, che dona un respiro, un sorriso, senza giudicare o condannare nessuno. Una piccola carità che spezza il muro di tanto egoismo!
- La Parola di Dio
L’egoismo è una malattia terribile, grave e diffusissima. Come curarla? “Hanno Mosè e i Profeti: ascoltino loro!”. Abbiamo la Parola di Dio: dobbiamo rifarci ad essa, conoscerla e metterla in pratica. Pensiamo al giudizio finale: “Avevo fame e mi avete dato da mangiare, ero in strada e mi avete dato alloggio, ho suonato alla tua casa e tu mi hai risposto con la gentilezza, ero solo e mi hai fatto compagnia…”. L’egoismo va eliminato con la preghiera, l’ascolto della parola di Dio, l’amore a fatti. Solo l’amore porta la pace al mondo e la certezza del paradiso!
- Conclusione
«Tu dovrai essere il prolungamento della mia mano per portare una carezza ai poveri, ai diseredati, agli ultimi… Tu, allora, lo farai per me, sarai il prolungamento del mio cuore che li raggiunge e porta loro il sorriso e la misericordia del Padre celeste», dice Papa Francesco al suo Elemosiniere.
LETTURE: Am 6, 1.4-7; Sal 145; 1 Tm 6, 11-16; Lc 16, 19-31
DON PIERO PELLEGRINI