Si è registrato il pieno di spettatori al teatro Sanzio di Urbino per il concerto del Festival di Musica antica che da 51 anni anima l’estate nel segno della grande stagione del Rinascimento italiano che, dalle corti di Venezia, Mantova, Ferrara, Firenze, toccava la Urbino dei Montefeltro-Della Rovere per scendere poi a Loreto e Roma. Il tema di sabato 20 luglio “Carnivalesque, scherzi in musica nella Venezia del XVI secolo”, mirava a far conoscere il linguaggio sonoro che si registra nel passaggio dell’arte musicale coltissima e cortese agli strati sociali popolari. Ne hanno dato saggio i dieci protagonisti della band: Patrizia Bovi, Andres Montilla, gli urbinati Enea e Simone Sorini, Goffredo Degli Esposti, Gabriele Russo, Masako Art, Gabriele Miracle, Gianni La Marca e Crawford Young. Accompagnati dagli strumenti: liuto, flauto, tamburo, sordellina, viola da braccio e da gamba, ribeca, arpa. Un gruppo di virtuosi, ben amalgamato, che non sono solo musici, ma anche canterini, rimatori e attori, e che hanno saputo trasportare il pubblico presente nell’atmosfera della Urbino rinascimentale, con mottetti e laudi dal chiuso del Palazzo al popolo delle piazze. Non è quindi un caso che la prima impresa tipografica per la stampa di musica figurata con caratteri mobili, sia nata in ambito ducale con Ottaviano Petrucci (1466-1539) di Fossombrone che stampa prima Venezia e, visto il successo, apre subito dopo, nel 1511, un’officina nella sua città natale. Il festival urbinate ha anche il merito di ricompattare la vocazione culturale della città, laica e religiosa, con annuali manifestazioni di alto livello nei suoi contenitori storici, come il Palazzo Ducale, il collegio Raffaello, il teatro Sanzio, l’oratorio di San Giuseppe e da quest’anno anche Sant’Andrea Avellino, depositari di organi portativi secolari.
SERGIO PRETELLI