L’attività del Centro Studi Filosofici dell’Unilit giunto alla sua IX edizione chiude il ciclo di incontri incentrati sul tema della coscienza con la conversazione della Prof.ssa Cecilia Casadei dal titolo: “L’arte tra coscienza individuale e coscienza collettiva”. La relatrice parte dalla rievocazione dell’incendio della Cattedrale di Notre- Dame, luogo-simbolo della complessità umana e della sua facoltà creatrice, tanto che davanti allo spettacolo del fuoco distruttore tutta l’umanità ha avvertito la perdita intollerabile della sua identità collettiva insieme a quella del suo passato. Alla luce di questo evento è possibile comprendere con maggiore chiarezza la portata dell’arte come forma di conoscenza e come l’arte sia lo strumento che ci permette di cogliere l’assoluto nel processo creativo.
Nell’ispirazione artistica attività inconscia e attività consapevole sono un’unica cosa; l’artista, nel trasferire nella sua opera la sua consapevolezza delle cose, traduce e sublima un sentire comune che gli altri o non avvertono o non sono in grado di esprimere. In questo senso, afferma la relatrice, “l’arte è l’organo della filosofia”, una filosofia non dogmatica ma autenticamente trascendentale. L’artista è in grado di supplire ad una mancanza, a quella solitudine che l’uomo cerca di riempire con l’aiuto della tecnologia connettendosi freneticamente. Se riusciamo a vedere in lui un Robinson Crusoe del terzo millennio, nella storia costruita da Daniel Defoe 300 anni fa possiamo leggere la metafora di un desiderio sorretto dalla volontà di realizzare attraverso il naufragio che lo distacca dalla società il mezzo di rifondarla in un altrove dove vivere l’avventura all’interno di sé, dove trova che l’isola si espande e si circonda di un oceano insondabile.
Fuor di metafora, il lavoro di un artista del presente nasce dalla coscienza di sé per trasferirsi in una dimensione collettiva. Emblematica, tra le altre citate e illustrate, l’opera dell’artista cinese Qiu Zhijie, conosciuto dal pubblico internazionale per le sue grandi mappe in cui racconta le radici delle nostre culture e crea nuove forme di senso. Nella visione frammentata che i motori di ricerca ci restituiscono del mondo privandoci della capacità di navigare, le sue mappe ricreano una visione complessiva e al tempo stesso collettiva, spingono chi le fruisce a costruirsi la propria mappa.