Per secoli il dialetto è stato un discriminante sociale. Da una parte la classe eletta, economicamente benestante, dall’altra la maggioranza analfabeta o semianalfabeta, sostanzialmente misera e povera. Già alla scuola elementare era severamente proibito usare la lingua di tutti i giorni, il dialetto, considerato la lingua degli ignoranti, dei poveri. Oggi la televisione, il computer e il telefonino lo hanno marginalizzato. Gli studiosi lo rivalutano fino ad inserirlo tra le discipline universitarie e lo propongono pure come materia scolastica. Il Veneto, come identificativo della regione, lo vorrebbero anteporre addirittura alla lingua italiana.
Cultura. Nelle nostre Marche ogni città e ogni paese ha associazioni, Pro loco, scrittori, poeti per la difesa o conservazione e promozione del proprio parlare quotidiano. Un sistema di dialetti – come sottolinea nella introduzione del libro il Presidente del Consiglio Regionale Antonio Mastrovincenzo – che riflette “una ricchezza che è, in primo luogo, storica e culturale”. Per questo l’Unilit di Urbino ha inaugurato l’Anno Accademico 2018-19 e festeggiato il suo trentennale di fondazione, con la presentazione della Antologia dei poeti neo dialettali Marchigiani, curata da Jacopo Curi e Fabio M. Serpilli, pubblicata nei Quaderni della Regione Marche (n.263), con 22 incisioni di Adriano Calavalle. Oltre agli autori, con la regia di Gastone Mosci, sono intervenuti i poeti dialettali Michele Bonatti di Piobbico, Ambra Dominici di Fratterosa, Germana Duca di Ancona e Rosanna Gambarara di Urbino. La Regione Marche ha patrocinato l’iniziativa. La bella e preziosa pubblicazione ha richiamato un buon pubblico. I poeti citati hanno letto con cadenza esemplare le loro composizioni, riportate nel testo anche in lingua italiana, a sottolineare che i dialetti sono fratello e sorella rispettabili della lingua madre, come tutte le lingue, in continua evoluzione nello scorrere implacabile del tempo.
Regione. L’Antologia mostra la varietà dei linguaggi dialettali di questa straordinaria regione al plurale, integri nei loro aspetti sintattici, morfologici e soprattutto fonetici, sapientemente curati dai vari poeti. Rappresentano un notevole aiuto alle Pro loco per valorizzare la loro attività sul versante del dialetto, e alle Università degli Studi per studiare gli innesti e le silenziose contaminazioni, che entrano nella nostra lingua, di questa regione del fianco orientale dell’Italia, attraverso i suoi porti, le sue spiagge, i suoi santuari e la dolce cintura dei suoi colli. Ha scritto Paolo Volponi che la chiave più adatta per entrare nelle Marche è quella della poesia. Citando i canti di Leopardi e i celesti smarrimenti di Licini. Ai quali possiamo aggiungere questa bella Antologia della Regione Marche curata da Fabio Serpilli e Jacopo Curi con le poesie di valenti autori di tutta la Regione, integrate dal fascino intenso delle incisioni della “utopia realizzata” di Adriano Calavalle, ben illustrati, nel libro, da Gastone Mosci.