Domenica 17 giugno, dopo una lunga malattia, il cuore del pittore Thomas Orthmann ha cessato di battere, ma il suo geniale spirito creativo continuerà a diffondersi attraverso le sue opere pittoriche. Thomas nasce a Bremenin in Germania nel 1943. Dal 1962 al 1966 frequenta e si diploma presso l’Accademia di Berlino. Dal 1967 al 1968 frequenta a Londra il “The Slade School of Fine Art University College” grazie alla vincita di una borsa di studio. Dal 1969 al 1980 è docente all’Accademia a Berlino; nel 1981 si trasferisce a Monaco. Dal 1990 al 1994 è nuovamente professore a Berlino. Nel 1996 si trasferisce in Italia e diventa una prende la residenza nel piccolo borgo di San Giorgio di Pesaro.
Germania. Persona squisita, con grande umanità e sensibilità, aveva sempre pronta una battuta per rubarti un sorriso. Amava definirsi “un piccolo marchigiano”, ma il suo accento tedesco lo tradiva. Impossibile stillare l’elenco delle sue partecipazioni a mostre collettive e monografiche in Germania, in Italia e in altre nazioni: ad esempio nelle città di Berlin, Bremen, Bradford, Düsseldorf, Montecarlo, München e New York; in Italia: Bologna, Gubbio, Spoleto, Macerata e naturalmente Fano. Francesco Milesi – nel 2001 – lo ha definito “un ladro gentiluomo”, affermando che il suo linguaggio pittorico potrebbe essere accusato di “furto d’uso”, però le sue citazioni sono palesi che in un’eventuale vertenza qualsiasi giudice non potrebbe che assolverlo. Thomas, infatti, quando illustrava le sue opere era il primo a restituire la legittima paternità delle immagini. Lo stesso Orthmann, in uno scritto nel 1999 pubblicato nel catalogo della sua mostra di Gubbio, scrive: “spesso scelgo la mia forma tra le figure di altri pittori”; prosegue affermando che alcuni colleghi “passeggiano nella natura, tanti la raffigurano”, ma lui ama altre escursioni: “la mia passeggiata è nella storia dell’arte, nei libri e nelle riviste”. Il suo amico Guido Ugolini – nel 2001 – definisce la pittura di Orthmann “un viaggio nell’arte: la pittura come viaggio nella pittura”.
Marrakech. Queste sono le radici culturali dell’opera pittorica di Thomas Orthmann: senza di esse non è possibile capire anche la mostra di Candelara. “Marrakech” era il titolo della mostra pensata da Orthmann per la Sala del Capitano di Candelara nell’agosto 2015. Essa si componeva di quattordici acquarelli di grande formato scelti tra quelli realizzati per una grande mostra che si sarebbe dovuta allestire al museo di Marrakech, esposizione mai realizzata poiché il curatore dell’evento pensò bene di scappare con il finanziamento della stessa mostra. Durante l’estate 2015 la mostra di Candelara venne visitata da Bruno Bruni e successivamente, l’allestimento venne realizzato anche in Germania ed anche Elio Giuliani gli dedicherà una monografica alla “Galleria Ca’ di Pesaro”.
Tecnica. Orthmann nelle sue composizioni pittoriche crea dei piccoli musei nei quali riesce a far convivere le forme dei grandi maestri dell’arte insieme a studi di oggetti dal vero, che vengono tenuti insieme da queste magiche atmosfere incantate. Ma non si può concludere senza parlare della sua particolare tecnica pittorica in cui usa gli acquarelli, che vengono stesi in maniera così corposa, con una serie di velature successive, che il risultato sembra una tempera. Di recente la Fondazione Cassa di Risparmio di Fano sta pensando di dedicargli una mostra a Palazzo Bracci Pagani.