A distanza di 24 ore, la scorsa settimana a Urbino sono stati celebrati due grandi scultori e artisti della nostra terra, nonché due fratelli dalle carriere però sempre distinte: Arnaldo e Giò Pomodoro.
Arnaldo. 92 anni a giugno, ancora in attività seppur molto limitata, è protagonista della mostra inaugurale della nuova Galleria “Albani”, ovvero i locali ex libreria all’inizio di via Mazzini, cantine appunto di palazzo Albani, riqualificate ad hoc nei mesi scorsi dopo una lunga gestazione. Non sono però esposte sculture, che hanno consacrato la carriera dell’artista, bensì incisioni. In collaborazione con la stamperia d’arte 2RC di Roma, fino al 17 giugno, sarà quindi possibile ammirare ad ingresso libero più di 30 opere prevalentemente frutto di lastre di rame incise da Arnaldo tra il 1973 e il 2007. La collaborazione con la 2RC nelle intenzioni del comune dovrebbe essere la prima di una serie: numerosi infatti gli artisti di fama mondiale che si sono affidati a loro per le proprie tirature, da Burri a Manzù, da Fontana a Mirò. Le opere, che comprendono davvero tutte le tonalità cromatiche, fanno poi da cornice alla stamperia d’arte che d’ora in poi opererà nei locali e provvederà quindi non solo ad aprire, ma ad animare la galleria illustrando materialmente i segreti delle tecniche incisorie e della stampa.
Giò. Il minore dei fratelli Pomodoro, scomparso nel 2002, è invece l’autore di 26 magnifiche sculture e 13 disegni esposti fino al 15 luglio nella prestigiosa cornice del Palazzo Ducale. Far dialogare l’arte contemporanea col palazzo rinascimentale è sempre stato un obiettivo del direttore Aufreiter, che già l’anno scorso, non senza polemiche ma con complessivi apprezzamenti dei visitatori, aveva posto nel cortile d’onore la scultura in acciaio di Tony Cragg. Quest’anno ad accogliere i turisti c’è invece “Quadrato della mente II”, che è solo l’antipasto. Sono infatti le soprallogge e i suggestivi sotterranei i luoghi dov’è distribuita la maggior parte delle opere.
Panta Rei. Il titolo richiama il flusso, di idee, di materia e di temi: non è infatti un’antologica, ma si concentra su tre suoi periodi artistici: le Tensioni, le Folle e le Derive, spaziando dalla fine degli anni ’50 al 2001. Le opere, selezionate dalla curatrice Marisa Zattini, non sono disposte in ordine cronologico, ma abbinate per tema o materiale. Due le particolarità dell’esposizione: tutti i disegni, così come gran parte delle sculture, non erano mai stati esposti fin ora; e soprattutto si tratta della prima grande mostra personale di Giò Pomodoro di un certo rilievo che una istituzione statale dedica al grande artista dalla sua scomparsa, per le Marche la prima in assoluto. Il figlio Bruto, presente e emozionato all’apertura, ha ricordato l’amore del padre per Orciano, città natale, ma che Giò estendeva a Pesaro, Urbino e tutto il Montefeltro, accomunati dal paesaggio collinare, tanto simile alle sinuosità delle sue sculture.