Non è purtroppo una novità che i matrimoni stiano attraversando una situazione fortemente critica, dovuta a molteplici fenomeni di ordine culturale, sociale ed economico, quali, ad esempio, la paura di tanti giovani a impegnarsi in un rapporto “per sempre” oppure la precarietà del lavoro e altri ostacoli oggettivi che la logorano. Tuttavia quando ci si trova di fronte a dati statistici che quantificano la portata di questa crisi non si può non rimanerne impressionati. È quanto avvenuto dopo che è stata completata, nell’Archivio Diocesano, l’informatizzazione dei dati relativi al numero di matrimoni contratti nella nostra diocesi (calcolati in millesimi sulla popolazione) dal 1631 al 2000. Il diagramma che riportiamo si riferisce all’Ottocento: come si vede, il secolo è stato suddiviso in decenni, per ognuno dei quali è stato indicato l’indice (approssimativo, ma ugualmente significativo) del numero di matrimoni su mille abitanti. Se ne ricava che il valore medio dell’indice di nuzialità risulta elevato (8,62 ‰) con punte minime nel decennio 1820-1829 (6,71‰) e massime nel decennio 1850-1859 (10,64‰).
Si può notare anche che i matrimoni (tutti ovviamente religiosi) non hanno risentito particolarmente degli eventi politici, economici e sanitari del tempo: il calo del decennio 1850-1859 si può forse ricondurre all’ epidemia di pellagra che infierì nel pesarese in quegli anni; il calo di fine secolo risentì probabilmente, oltre che della medesima epidemia, anche della crisi che allora coinvolse l’agricoltura italiana. Se confrontiamo questi dati con quelli più recenti, sia nazionali che locali, risulta evidente lo sconvolgimento che si è verificato: l’indice di nuzialità in Italia è precipitato al 3,2‰ (2013), al 3,1 ‰ (2014), 3,2‰ (2015), 3,4‰ (2016). Ed è in calo nel 2017. Va sottolineato inoltre che nell’anno 2016 i matrimoni religiosi, sebbene nelle Marche siano stati il 55,5 % dei matrimoni complessivi (più numerosi dunque della media nazionale che si fermava al 53,1%), nella diocesi di Pesaro invece furono soltanto 185 (44,2%), mentre quelli civili furono 234 (55,8%) con una tendenza costante all’aumento, tanto che la nostra provincia è l’unica delle Marche in cui prevalgono i matrimoni celebrati con rito civile. È un fenomeno che solleva diverse domande.