La pratica della Via Crucis ha radici profonde ed è sopravvissuta nel tempo, attraverso i secoli. E’ l’appuntamento consueto dei venerdì di quaresima nelle parrocchie, fino al venerdì santo molto più partecipato e ricco anche di quadri viventi.
Articoli di Giuseppe Magnanelli e Giovanni Volponi
STORIA
Già nel V-VI secolo a Gerusalemme si praticava una processione nei luoghi della Passione di Cristo; i pellegrini che si recavano là, una volta rientrati nelle loro città, cercarono di riprodurre quel pio esercizio. E’ però con il Medioevo che si inizia a parlare di “stazioni” e a predisporre un rito più simile all’attuale. Quella con le quattordici stazioni è confermata in Spagna nel secolo XVI, soprattutto in ambienti francescani. Dalla penisola iberica, attraverso la Sardegna, arriva quindi a Roma e S. Leonardo da Porto Maurizio la definisce “scala del Paradiso” e a metà del ‘700, la pone come la risposta più forte ai giansenisti e agli illuministi. Con papa Benedetto XIV questa pia devozione viene introdotta nel Colosseo, consacrando l’anfiteatro ai martiri della fede. Anche nelle parrocchie della nostra Arcidiocesi, questa pratica è molto sentita e partecipata.
FEDE
Ad Urbino il pio esercizio viene effettuato nelle varie parrocchie ogni venerdì di quaresima, prima della celebrazione vespertina, poi la sera del venerdì Santo tanti fedeli, provenienti da ogni dove, si ritrovano all’inizio della strada che conduce al Mausoleo dei duchi per ricordare il cammino doloroso che Gesù ha fatto dal Pretorio al Golgota.
Ad Urbania. Oltre ai venerdì di quaresima nel pomeriggio del lunedì Santo è previsto il rito della via Dolorosa per i bambini del catechismo, guidato da padre Piergiorgio Rossi. La sera del giovedì Santo, vengono visitate le varie chiese della città. In quella dello S. Spirito verrà esposto il quadro della Madonna del Buon Soccorso rimasto intatto nel bombardamento ed il crocifisso dilaniato dalle bombe. Nel venerdì Santo è prevista invece la processione lungo le vie della città dove verranno realizzati quadri viventi che ripercorrono i momenti della Passione fino alla Risurrezione, da parte delle parrocchie dell’Unità Pastorale e dei gruppi dell’oratorio.
A Fermignano. nella serata del venerdì Santo è prevista, lungo le vie della città, la processione del Cristo morto con i quadri viventi scenografici, a partire dalla ultima cena fino alla Risurrezione e la storia dei discepoli di Emmaus. Partecipano anche le parrocchie di Calpino, S. Barbara e S. Silvestro.
A Sant’Angelo in Vado. Nel venerdì precedente la domenica delle Palme si tiene la via crucis cittadina e il Venerdì Santo, in notturna si tiene la processione con il Cristo morto con grande concorso di popolo a sottolineare l’aspetto liturgico, quello devozionale con la partecipazione delle Confraternite che a turno portano la croce e anche quello folcloristico dei figuranti.
A Mercatello sul Metauro. Il giovedì Santo alle 22 un manufatto in pelle, raffigurante un Cristo morto verrà portato nella Collegiata per essere “crocifisso”, mentre alle 19 del Venerdì verrà deposto dalla croce per essere portato in processione per le vie del paese. I partecipanti solitamente rimangono molto colpiti dalla straordinarietà del manufatto, più unico che raro in tutta Italia e, forse, nel mondo.
ARTE
Nel corso dei secoli si è sviluppata e consolidata la tradizione della Via Crucis interna all’edificio della chiesa. Le quattordici stazioni sono rappresentate da altrettanti dipinti, bassorilievi o incisioni appesi a cadenza regolare nelle pareti della chiesa. Questa serie di piccole opere d’arte sono spesso ignorate dal fedele e dal turista, proprio perché di modeste proporzioni e quasi sempre collocate ad una discreta altezza. Tuttavia non di rado si tratta di opere degne di nota o addirittura di piccoli capolavori. In giro per il mondo, diversi artisti di fama si sono cimentati nella realizzazione della serie della Via Crucis, basti citare Tiepolo (conservata a Venezia), Matisse (Francia) o Botero (Colombia). Ma, restando nella nostra Arcidiocesi, non sono poche le Viae Crucis di pregio. A Mercatello sul Metauro, nella Collegiata, fa bella mostra la serie dipinta da Giuseppe Del Monte, mombaroccese ma urbinate d’adozione e pittore discreto. Dipinta nel 1795, ha orientamento stranamente orizzontale, perciò ben si adatta ad uno stile ricco di figure e paesaggi. Porta il nome di Michelangelo Dolci il gruppo di tele che ornano la chiesa di S. Spirito a Urbino. Il Dolci (1724-1803), fu un pittore, matematico e scrittore toscano che insegnò e visse a Urbino fino alla morte. Come pittore fu mediocre, ma era apprezzato come insegnante di geometria e matematica e fu un acuto scrittore d’arte, compilando un elenco delle opere di palazzi e chiese Urbinati che rimane una pietra miliare. La sua Via Crucis è un sunto delle sue preferenze artistiche (numerosi i riferimenti a Barocci) e delle capacità geometrico-prospettiche di cui era insegnante, mentre colori e personaggi sono più anonimi. Tutt’altro genere è quello della Via Crucis di Peglio, nella chiesa di S. Fortunato. Qui è custodita una rara serie in maiolica. Il formato è pressoché quadrato, le tinte quelle tipiche della ceramica (giallo, verde, azzurro con poche sfumature). Siglata Francesco Maria Scatena (maiolicaro attivo a Urbania nel ’700), è anche datata 1733-34. È rara, ma affonda in una corrente sostenuta da S. Leonardo, la presenza di ben 7 cadute al posto delle consuete 3. La serie era stata realizzata per la chiesa del Barco di Urbania, dalla quale fu tolta nell’800.