URBINO – Davanti al tema del dolore siamo chiamati ad un cambiamento di mentalità e di atteggiamenti che Gesù indica incontrando il lebbroso. Un nuovo approccio viene richiamato anche in occasione della ricorrenza della Giornata Mondiale del Malato, il cui tema quest’anno è ispirato alle parole di Gesù che sulla croce rivolto a sua Madre e a Giovanni esclamò: «Ecco tuo figlio… Ecco tua madre». La santità di Francesco ebbe inizio proprio quando abbracciò il lebbroso; successivamente anche Madre Teresa accarezzava gli ammalati perché nel loro volto vedeva l’immagine di Cristo. Gli uomini di fede solitamente mettono in pratica le parole del Maestro: “Qualunque cosa avete fatto a uno dei miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Gesù entrando nella nostra storia, attraverso il mistero dell’Incarnazione, si è fatto carico di ogni fragilità umana e pertanto ci invita a diventare suoi imitatori, ovvero ad essere figli capaci di prendersi cura gli uni degli altri e di amare secondo il suo insegnamento. La nostra Arcidiocesi ha ricordato la Giornata del Malato con una solenne e partecipata celebrazione eucaristica, presieduta dal Vicario episcopale mons. Piero Pellegrini, cui hanno partecipato anziani e ammalati, seguiti dell’amorevole ed insostituibile cura delle dame e dei barellieri dell’Unitalsi, provenienti oltre che da Urbino, da Sassocorvaro, Peglio, Piobbico, Urbania e Gallo di Petriano. Hanno condiviso questa Eucaristia rappresentanti del Tribunale del Malato. Nell’omelia il celebrante ha ricordato il tanto dolore del mondo causato dalla malattia e dalla discriminazione che scartano e lasciano tante persone abbandonate a se stesse. «A questa sofferenza», ha detto mons. Pellegrini, «noi aggiungiamo del nostro come l’egoismo, la malizia, la rovina dell’ambiente e la compiacenza di tutte le spinte negative provenienti dai sette vizi capitali che ci fanno incontrare il male, la tristezza, l’angoscia, la solitudine, il tradimento e l’abbandono». Spesso nelle situazioni di dolore ci domandiamo Dio dove sia e cosa faccia, addossandogli magari anche qualche responsabilità di lontananza o neutralità. «No», ha proseguito il parroco di Urbania, «Dio ci sta vicino e ci aiuta. Anzitutto ha mandato suo Figlio per prendere su di sé il male e le nostre sofferenze, poi ha dato i sacramenti per sostenerci, come la Confessione, l’Eucaristia e soprattutto la Santa Unzione e ci ha assicurato: “Io sono con voi sempre!”». Nella sofferenza è inutile nascondersi o ribellarsi, bensì come ci suggerisce il Signore, compiere dei gesti che possano lenire il dolore, ossia coltivare sentimenti di compassione, porre attenzione a chi sta male in famiglia ed infine stare insieme con più costanza. La cerimonia si è conclusa con la recita della preghiera del barelliere e del malato, cui sono seguiti una fiaccolata ed un canto dedicato alla ricorrenza della Giornata.
Giuseppe Magnanelli