A tre mesi di distanza dalla 48ª Settimana Sociale dei Cattolici, svoltasi a Cagliari sul tema “Il lavoro che vogliamo: libero, creativo, partecipativo, solidale”, i tre delegati della nostra arcidiocesi – Gianluigi Storti direttore dell’Ufficio della Pastorale Sociale e del Lavoro, Giampietro Scavolini e Michele Redaelli, due ingegneri operanti nel nostro territorio – hanno promosso, dopo aver attivato una riflessione e un confronto con altre persone interessate, un incontro pubblico che si svolgerà Giovedì 25 gennaio 2018, alle ore 20.45, nella Sala “Pierangeli” della Provincia (via Gramsci 4).
Caritas. Saranno inizialmente gli stessi delegati a raccontare l’esperienza personale vissuta a Cagliari e a presentare, rapportandole naturalmente alla situazione locale, le principali indicazioni emerse: “denunciare” i lavori disumani e i grandi mali del mondo del lavoro; “ascoltare” i cosiddetti “corpi intermedi” e le varie realtà associative; “monitorare” le buone pratiche, dando visibilità all’opera di imprenditori, cooperative, organizzazioni sindacali che già si muovono in modo innovativo per rompere quella cappa di impotenza che sembra avere la meglio sulla forza di risollevarsi; “fare proposte alla politica”, dalla quale ci si deve attendere non che crei lavoro (perché questo è compito delle imprese), ma che rimuova gli ostacoli alla creazione del lavoro. Successivamente, a proposito di buone pratiche già in atto nella nostra arcidiocesi, verrà offerta una testimonianza sulla esperienza delle Borse – lavoro (per il momento 25, di 500 euro mensili per sei mesi ciascuna) attuata dalla Caritas allo scopo di reintrodurre altrettante persone nel mondo del lavoro, dopo un periodo di part-time presso alcune aziende.
Proposte. Concluderà l’incontro la proposta di creare una rete di rapporti con tutte le persone disponibili a impegnarsi, concretamente e insieme, in questo campo, tenendo conto anche del sentimento di disorientamento e di sfiducia nel futuro che tanti giovani oggi vivono. E senza dimenticare, naturalmente, che la direzione principale a cui è chiamata la Chiesa anche in questo ambito è l’educazione della persona. Il lavoro, infatti è certamente indispensabile per vivere, ma lo si può vivere in modo frustrato o peggio corrotto o, per un credente, separato dalla fede. Occorre perciò porre domande di senso, di identità, di appartenenza. Perché se è vero che il lavoro dà dignità alla persona, è ancora più vero che la persona dà dignità al lavoro.