Trecentoventi docenti di religione delle Marche si sono incontrati il 26 novembre a Montorso, per l’annuale appuntamento di formazione organizzato dal dott. Franco Marini, direttore regionale dell’Ufficio Scuola e presieduto dall’arcivescovo Piero Coccia, presidente della CEM e delegato per il settore dell’educazione. È diventata infatti una consuetudine la collaborazione tra gli uffici scuola marchigiani, che da anni impegna non solo gli IRC, ma anche i direttori di tali uffici, soliti a ritrovarsi periodicamente per confrontarsi e coordinarsi tra loro.
Cicatelli. Il prof. Sergio Cicatelli, chiamato come relatore, ha innanzitutto precisato che sono ancora vaghe le notizie sul prossimo, atteso Concorso: l’approvazione è già avvenuta, ma il bando uscirà nel 2018; le assunzioni, previste per il 2019, andranno a colmare i vuoti nell’organico di ruolo dell’Irc (70%) – circa 4.500 posti – mentre il restante 30% rimarrà per gli insegnanti incaricati. Sono stati poi illustrati i risultati di un’indagine del 2017 (a 30 anni dalla revisione del Concordato) sullo “stato di salute dell’insegnamento RC” in Italia. Da essa emerge che tale insegnamento è scelto ancora da tanti alunni (87%) ed è apprezzato dalle famiglie, anche se la politica e l’amministrazione continuano a considerarlo un corpo estraneo alla scuola. I motivi per cui gli studenti se ne avvalgono sono religiosi e formativi nei più giovani, esistenziali nei più grandi; quelli per cui non si avvalgono: l’appartenenza ad altra fede o il disinteresse.
L’Irc è comunque una disciplina che piace: per la didattica dialogata, l’apertura ai problemi personali, l’essere scelta liberamente. I suoi punti di forza sono considerati: la capacità di rispondere alle domande di senso, la possibilità di affrontare problemi morali, la promozione del dialogo interreligioso e interculturale, il rapporto che si crea tra insegnanti e studenti, il legame con la comunità ecclesiale. I punti di debolezza: lo scarso numero di ore, la debole identità disciplinare, la scarsa incidenza sulla valutazione, la persistente confusione con la catechesi, la preparazione professionale dei docenti.
Didattica. Per quanto riguarda le conoscenze, i risultati migliori riguardano il sapere biblico fondamentale, mentre si riscontrano gravi lacune nella conoscenza storica (Galileo, Rerum Novarum, Vaticano II), in campo teologico dottrinale (resurrezione, rapporto fede-ragione, fede-scienza), nel lessico religioso (cattolico, persona, secolarizzazione). Disuguali le conoscenze interreligiose: migliori su ebraismo e islam, meno sull’ecumenismo. Ovviamente, ha sottolineato il prof. Cicatelli, il problema non è solo dell’Irc, ma della cultura generale degli alunni, che dovrebbe interpellare tutti gli insegnanti. Nella seconda parte della relazione sono state presentate le novità introdotte nella scuola dalla Legge 107/15 (con i problemi ancora aperti per gli Idr), per approfondire le quali si rimanda al sito www.ircmarche.it.