URBINO – È stata una settimana di festa per tre oratori urbinati, quella tra fine agosto e primi di settembre. Il 29 agosto infatti ricorre la memoria del Martirio di San Giovanni Battista, che da qualche anno si solennizza presso l’omonimo oratorio costituendo una delle tre date in cui l’antica chiesa viene officiata. Il parroco della Cattedrale don Andreas Fassa, che ha presieduto la celebrazione, ha ricordato la costanza, la perseveranza e la forza con cui Giovanni il Precursore ha ribadito la sua fede in Gesù, che lui stesso aveva battezzato nel Giordano, fino alla decapitazione in carcere per ordine di Erode. In questo atteggiamento noi dobbiamo provare con ogni sforzo ad emularlo. Nel finesettimana invece sotto i riflettori sono stati gli altri due oratori di via Barocci: venerdì 1 e sabato 2 settembre, nell’ambito di ViValbona, la festa di via Mazzini, la confraternita di San Giuseppe ha infatti aperto a ingresso libero prima l’oratorio delle Cinque Piaghe e poi quello di S. Giuseppe. Se il primo, normalmente chiuso, ha ritrovato un po’ di vita per qualche ora, il secondo ha solamente prolungato l’orario d’apertura. Tuttavia, vera novità di entrambi gli appuntamenti è stata l’esposizione di diversi abiti, oggetti e opere d’arte che di norma sono conservate negli archivi. Per l’occasione infatti alle Cinque Piaghe sono stati tirati fuori l’antico bussolotto delle votazioni, il martelletto e il bastone processionale del priore, diversi abiti liturgici, suppellettili da messa e alcune opere dedicate a San Filippo Neri, che testimoniano la fusione dell’omonima confraternita con quella delle Cinque Piaghe quando nel 1797 fu demolita la chiesa di San Filippo. Il tutto nella suggestiva cornice delle decorazioni in gusto rococò degli affreschi e circondati dalle tele coi momenti della Passione di Cristo. Diverso il genere delle cose esposte invece a San Giuseppe: si è trattato di un’anteprima di quello che sarà il nuovo allestimento museale dell’oratorio. La confraternita possiede infatti numerosi oggetti donati dalla famiglia Albani i cui membri per tradizione erano iscritti al sodalizio. Sabato sono stati esposti “solamente” quattro preziosi argenti di oreficeria romana di inizio ’700: un ostensorio, un calice, un reliquiario e una cartagloria. Quattro oggetti davvero unici che ci trasmettono lo splendore della Roma nel pontificato di Clemente XI, fasto che per una cinquantina d’anni si è riverberato anche su Urbino e di cui l’oratorio è una testimonianza molto importante. Gradualmente, con l’allestimento permanente dell’oratorio, sarà sempre più difficile ignorare San Giuseppe e non visitarlo, come purtroppo fanno molti turisti che approdano a Urbino, entrando spesso solo a San Giovanni. Insomma, non ci sarà fretta che tenga: bisogna visitare San Giuseppe.
Giovanni Volponi