URBINO – La comunità cristiana urbinate si è raccolta nella monumentale chiesa di S. Domenico, con sentimenti di giubilo e riconoscenza al Signore, per ascoltare il “Si” di un suo caro figlio, Stefano Mancini, alla chiamata del Signore. Con le parole di Isaia si può ben dire che “è stata moltiplicata la gioia, è stata aumentata la letizia”. In un periodo di precarietà, di relativismo etico, di disorientamento, di disastro antropologico, dell’apparire più che dell’essere, il Signore fa sentire la sua feconda presenza, donando alla Chiesa e alla comunità urbinate, un nuovo diacono permanente. Egli sarà di aiuto al vescovo e al presbiterio nel ministero della Parola, dell’altare e della carità. Mons. Giovanni Tani, che ha presieduto la solenne celebrazione, nel ricordare a Stefano i compiti del diacono, ha sottolineato che «sarà chiamato ad essere araldo e testimone del Vangelo e ad istruire nella dottrina di Cristo, i fedeli e quanti sono alla ricerca della fede, nonché a guidare le preghiere e a distribuire il Corpo e il Sangue del Signore». Molti amici di Stefano, alcune associazioni e movimenti di cui ha fatto parte, compresi tanti amici d’infanzia e compagni di giochi, cresciuti nei vicoli della parrocchia del Duomo, guidata da don Enzo Severini, gli hanno fatto da corona, pieni d’ammirazione per la scelta fatta e così per incoraggiarlo, sostenerlo e fargli sentire il loro calore. Al termine Stefano, visibilmente commosso, ha ringraziato coloro che hanno segnato il suo cammino e che di lassù lo proteggeranno, illuminando i suoi passi, ossia la madre, gli Arcivescovi Mons. Cazzaniga e Mons. Bianchi, nonché il parroco don Enzo. Ma prima ancora il suo grazie è andato al Signore per la fiducia riposta in lui. Questo sentimento di deferenza è simboleggiato anche nel ricordino, dove viene riprodotta la lavanda dei piedi e il brano evangelico che dice: “non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi chiamo amici, perché tutto ciò che ho udito dal padre l’ho fatto conoscere a voi”. Questo a significare che cercherà, per quanto possibile di non deludere il Signore per essere stato accolto così fraternamente. Il coro del Duomo, di cui Stefano ha fatto parte per tanti anni, ha animato la solenne cerimonia, con canti, musiche ed invocazioni.
Giuseppe Magnanelli