Mons. Coccia: “I tratti di don Gino: fede, generosità e comprensione”
Cattedrale di Pesaro gremita sabato 10 ottobre in occasione delle esequie di don Gino Rossini, parroco del Duomo. Riportiamo a seguire alcuni tra i passaggi più significativi dell’omelia dell’Arcivescovo di Pesaro mons. Piero Coccia.
E’ grazie alla fede nel Signore che la morte trova una sua collocazione nel percorso umano, un suo orizzonte ed un suo futuro: quello della risurrezione. In questo contesto possiamo e dobbiamo leggere la malattia e la morte di don Gino. Uomo di fede e sacerdote che ci ha testimoniato la fede in maniera limpida.
Tutti abbiamo conosciuto don Gino ed ognuno di noi ha colto in lui aspetti, caratteristiche, singolarità che si porta nel proprio cuore. Tuttavia ci sono tratti della sua persona e della sua vita di sacerdote che costituiscono un patrimonio condiviso e che mi piace riassumere in tre binomi: fede e fedeltà, affidabilità e generosità, comprensione e sollecitazione.
Fede e fedeltà. Don Gino ha vissuto come battezzato e come sacerdote la fede nel Signore con grande fedeltà. Questa fedeltà l’ha espressa nella sua vocazione di battezzato, nel suo ministero sacerdotale e nella sua malattia. Afferrato dalla vocazione sacerdotale, ha vissuto nella fedeltà al Signore, ai Superiori che gli hanno affidato tanti ed impegnativi servizi ed alla comunità, a cui ha dedicato tutta la sua vita nel segno della delicatezza ma anche della chiarezza di pastore.
Affidabilità e generosità. Don Gino ci lascia una testimonianza di uomo, di battezzato e di sacerdote affidabile. Su di lui si poteva contare soprattutto nei momenti difficili della vita. Come parroco è stato sempre vicino alle persone confortando, sostenendo e evangelizzando in forma intelligente e prudente. La sua affidabilità si è rivelata anche nella generosità, non appariscente ma certamente concreta. Tante persone sono state aiutate da don Gino sul piano spirituale ma anche materiale. Il suo animo sacerdotale era segnato da grande slancio e ciò fin a pochi giorni fa, pur nella fatica fisica di una malattia che lo divorava.
Comprensione e sollecitazione. Persona affabile e di facile relazione, aveva la comprensione sacerdotale della condizione umana espressa nella diversità delle persone e dei problemi. Molte erano le persone che con lui si confidavano avendo bisogno di poter aprire il cuore ad un sacerdote che sapeva accogliere. Ma don Gino aveva la caratteristica di saper coniugare la comprensione con la sollecitazione. Ascoltava, rielaborava e poi indicava percorsi, scelte, soluzioni, atteggiamenti, sempre alla luce del Vangelo e senza alcuna esitazione né indulgenza.
Pur nella tristezza dalla sua scomparsa, ringraziamo il Signore per averci dato questo sacerdote, per il ministero che ha svolto nella nostra chiesa aiutandoci a crescere nella fede e per la testimonianza che ci lascia come vera e propria eredità. Io Arcivescovo poi ringrazio il Signore per avermi dato in don Gino un collaboratore generoso, fedele ed intelligente. Se il Signore ci ha dato molto attraverso la figura ed il ministero di don Gino, tutti siamo chiamati a responsabilizzarci per ridare quanto abbiamo da lui ricevuto.
(Il Nuovo Amico dedicherà uno speciale sul numero di domenica 18 ottobre)