GIOVANI MUSULMANI DI SECONDA GENERAZIONE TRA MODERNITA’ E TRADIZIONI
Safiya: il mio Ramadan in provincia di Pesaro
Continuiamo il nostro percorso di conoscenza delle principali feste dell’Islam e cercheremo di farlo non in senso teorico e dottrinale ma entrando in contatto con chi oggi, in mezzo a noi, vive concretamente quella esperienza di fede.
Per questo motivo abbiamo intervistato una giovane ragazza musulmana per capire come i giovani musulmani, di seconda o terza generazione, vivono questa festa in un paese in cui la maggior parte dei giovani nel periodo estivo si concede una vita meno sobria, ma ricca di svaghi, di divertimenti, di balli e di sballi.
Ciao Safiya anzitutto una tua breve presentazione
Ciao. Sono nata ad Urbino da genitori marocchini, ho pertanto la cittadinanza italiana. Sono una studentessa di diciotto anni, ho appena preso la maturità (Liceo delle scienze umane). Sono da sempre stata molto attiva nell’associazionismo, soprattutto con il GMI, giovani musulmani d’Italia.
Quali sono le domande più ricorrenti che i tuoi amici italiani ti fanno riguardo al Ramadan?
Di solito mi chiedono: “Ma è vero che non potete mangiare proprio niente durante il giorno? Nemmeno una cicca? Non potete neanche bere? Ma come fate d’estate quando è caldo? Io non ce la farei mai!”. Ecco, ora vi spiego come ci riusciamo. Partiamo però dalle basi, da che cos’è il Ramadan.
Il Ramadan è il nono mese del calendario islamico e la sua durata è di circa 30 giorni, non è mai nello stesso periodo poiché essendo il calendario islamico un calendario lunare, in cui l’anno zero corrisponde al 622 d.C, anno dell’Egira, dura circa dieci giorni in meno rispetto a quello gregoriano; dunque tutti i mesi islamici iniziano dieci giorni prima rispetto all’anno precedente. È considerato un mese sacro poiché è il mese in cui furono rivelati i primi versi del Corano al Profeta, nella cosiddetta “Laylatu al-Qadr”, che corrisponde a una delle notti dispari degli ultimi dieci giorni del mese. Noi musulmani crediamo che in questa notte Dio perdoni qualsiasi peccato ed esaudisca qualsiasi desiderio. Poiché non conosciamo la notte precisa in cui ciò è avvenuto preghiamo ancor più del solito tutte le ultime dieci notti dispari.
Si pensa che il digiuno sia per noi solo una questione di astinenza dal bere e dal mangiare, dall’alba al tramonto, in realtà non è solo questo. Noi dovremmo astenerci non solo dal cibo bensì anche dall’ avere rapporti sessuali, fumare, usare un linguaggio scurrile e dalla violenza, qualsiasi tipo di violenza, dallo strappare un fiore fino ad uccidere qualcuno. In questo mese dobbiamo passare il nostro tempo a meditare e a leggere il Corano il più possibile. È il mese della purificazione e della disciplina, dove ci esercitiamo a controllare le nostre voglie ed i nostri impulsi, ci auto-educhiamo e ci avviciniamo a Dio. Per rispondere a una domanda comune, tutti i credenti devono digiunare ad eccezione dei bambini, degli anziani, dei viaggiatori e delle donne incinte o in fase di allattamento.
Va bene Safiya, questa è la teoria ma in pratica qui in Italia come si fa a viverlo?
Sono molte le persone che mi hanno chiesto com’è fare il Ramadan in Italia e sono molte le volte in cui non ho saputo rispondere, ho sempre sorriso. È normale che non sia come in Marocco, il mio paese d’origine, ma è bello. Mi piacerebbe raccontarvi il clima che si respira laggiù in modo che voi possiate capirmi ancor di più: ma come posso descrivervi la bellezza, la generosità e i sorrisi delle persone? Come posso dirvi a parole la magia del Adhan (richiamo alla preghiera), il rumore dei piatti che si muovono dei vicini e le risate tra un sorso di thè e l’altro dei parenti riuniti attorno alla tavola? Come posso trasmettervi tutto questo? Noi giovani musulmani di seconda generazione in realtà siamo molto fortunati: da una parte abbiamo i nostri genitori che ci trasmettono i valori della nostra religione e delle nostre tradizioni e dall’altra abbiamo i nostri amici, i nostri vicini che ci insegnano il dialetto e il biliardino. Che bel mix, non trovate?
Grazie Safiya per la tua testimonianza, fresca e genuina. Effettivamente fatichiamo a pensare al Ramadan come ad una festa, visto che la cronaca di questi giorni ci trasmette altre immagini ed altri messaggi. Ma a noi interessa cogliere l’autenticità dell’esperienza religiosa come via di purificazione e pacificazione interiore, come insegnano tutte le grandi spiritualità.
Capiamo anche lo sforzo che devono fare le nuove generazioni musulmane per coniugare passato e presente, tradizione e modernità. Un travaglio che ormai noi viviamo da una cinquantina di anni, con l’abbandono di massa della pratica religiosa, con il venir meno della trasmissione da una generazione all’altra della fede e dei valori fondati su quella esperienza.
Un proverbio indiano del Quebec dice: “I genitori danno due cose ai figli: radici e ali”.
Come possiamo pensare di dare ai nostri giovani ali per volare se non sappiamo dare loro radici profonde, quelle stesse radici che a nostra volta abbiamo ricevuto dai nostri genitori, quelle stesse radici che sono patrimonio e ricchezza di un popolo, di una cultura?
Associazione culturale Panim – il volto dell’Altro (Pesaro)
I giovani musulmani d’Italia
Il G.M.I. raggruppa tutti quei giovani musulmani la cui età è compresa nella fascia 14-30 anni accomunati, oltre che dalla fede musulmana, dal sentirsi al 100% cittadini di questo Paese.
Le attività del G.M.I. sono finalizzate all’inserimento dei giovani musulmani in seno alla società attraverso quel processo di “equilibrazione identitaria” legata al fatto che i musulmani in Italia, spesso di origine immigrata, vivono a cavallo tra due culture, due lingue, due mondi; questa peculiare condizione di “ponte tra 2 mondi”, fonte di grande ricchezza socio-culturale, se ben orientata li rende il miglior trait d’union da e per l’Italia, concorrendo così nella costituzione di una società finalmente interculturale, internazionale ed armonica. Il G.M.I. accompagna i giovani musulmani nella formazione della loro identità musulmana e italiana nella quale la propria fede e la propria appartenenza all’Italia si sposano e non si contraddicono.