«Parlo a nome di tutta la mia famiglia. Dovete smettere, smettere di infangare il nome di mia sorella, dovete smettere. Io non so come comunicare con il mondo esterno, giornalisti non li conosco. Dovete smettere di infangare il nome di mia sorella, una ragazzina di 16 anni. Dovete smetterla. Non sappiamo cos’è successo. Dovete smetterla».
Sono le parole del fratello della giovane studentessa deceduta lo scorso 19 febbraio nei pressi di Pesaro. Un video messaggio colmo di dolore postato su Internet poche ore dopo la morte di sua sorella. Il breve filmato ha avuto un numero impressionante di visualizzazioni: oltre 20mila. Eppure quel silenzio chiesto con lacrime e dignità non è stato ascoltato.
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I giornalisti si autoassolvono SEMPRE, nonostante firmino documenti “deontologici” che restano carta straccia.