Uno strano sogno mi riporta nell’atmosfera del pellegrinaggio; ciò non interessa nessuno ma può offrire, come in questo caso, il motivo ad una riflessione.
Lourdes: una fanciulla quasi adolescente è affascinata dalla “bella Signora” che le si rivela come “Immacolata Concezione”. Glielo dice nella lingua di lei analfabeta ed ignara del significato di quelle parole. È accaduto negli anni ’50 dell’Ottocento, quasi contemporaneamente alla definizione da parte di Papa Pio IX, del dogma (verità) dell’Immacolata Concezione.
La medesima bellezza affascina il giovane forte messaggero mandato dall’ALTO alla fanciulla, più che adolescente, nella casa di Nazareth “Ti saluto piena di grazia”. Ella rimane turbata da quello strano saluto e ancor più turbata quando le annuncia che avrà un Figlio proprio Lei che non “conosce uomo”. Qui non posso non riportare testualmente l’evangelista Luca, brano di una leggerezza di stile, di profondità e di mistero inenarrabile:“Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo; colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio”.
Lunedì 8 dicembre ricorre la festività liturgica della “Immacolata Concezione” che si coniuga teologicamente e intimamente all’Annunciazione. La madre di quel Figlio Unico non poteva essere sfiorata dall’ombra delle conseguenze del peccato originale. In quel momento l’anello di quella catena e dipendenza viene spezzato per merito dello stesso Figlio, concepito da quel sì di Maria che cambierà la storia del mondo. L’annuncio con il suo fascino di evento mi riporta all’interno di un convento, dove un fraticello domenicano, riesprime per noi squarci di bellezza attraverso le sue Annunciazioni, la cui matrice si trova nel chiostro del convento di San Marco in Firenze. Il poema del Beato Angelico, che si svolge in 18 capitoli tra cuspidi, predelle e affreschi, è un cantico alla bellezza che affascina ancora l’uomo di oggi.
Tuttavia la sua opera non va letta solo alla luce della pura estetica ma ha anche una elaborazione storica e teologica dei valori. La bellezza resta inevitabilmente la chiave di lettura. Secondo gli esperti di pastorale aggiornati, sarà proprio la bellezza, quindi l’arte in ogni sua espressione, a restituire la spiritualità e riaprire uno spiraglio del divino che ognuno si porta dentro. In una società dove la conoscenza tende all’agnosticismo, il bene verso il degrado e l’indifferenza morale, resta percorribile solo la via della bellezza.
Non solo il linguaggio, la liturgia, la catechesi ma anche la testimonianza, per non rimanere lettera morta, devono rigenerare il loro fascino. Non basta saper dire è bello.
Raffaele Mazzoli
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