URBINO – Nelle ultime settimane in cui la Liturgia ci ha riproposto il momento più alto sul quale trova le fondamenta tutta fede cristiana (la passione morte e resurrezione di Gesù), oltre ai momenti liturgici e ai riti legati alla Settimana santa, la Cattedrale di Urbino (che racchiude in sé tantissime opere d’arte di vari pittori del nostro territorio di elevatissima statura e importanza, quali il Barocci, il Viviani, il Ridolfi ecc..), ci ha proposto un’ulteriore iniziativa consistente nell’esposizione di un ciclo di opere contemporanee che raffigurano la “via Crucis”. Sono piccoli quadri che collocati sopra gli altari delle due navate laterali della cattedrale non entrano in conflitto con le varie pale d’altare e che anzi richiamando i colori dell’ambiente che li accoglie sembrano diventarne parte integrante.
Si tratta di 16 dipinti delle dimensioni di circa 50×50 cm di un noto artista urbinate Luciano Biagiotti. Con questo ciclo di opere Luciano ci racconta la via della Croce di Gesù mettendo in risalto non l’ambiente, teatro dell’evento doloroso e allo stesso tempo salvifico, né i soggetti responsabili dell’evento, ma ponendo l’attenzione in particolari che vengono proposti in primo piano; quei particolari che rimandano al dolore provocato dalle varie torture subite dal Cristo sofferente, dall’Agnello che si immola per la nostra Pasqua (il passaggio dalla morte alla vita, dal peccato alla grazia, dalla schiavitù alla vera libertà) che hanno attirato l’attenzione dell’artista. Con queste opere sembra che Luciano voglia richiamare la nostra attenzione sul “caro prezzo” pagato per la nostra libertà. I quadri ripercorrono cronologicamente i fatti descritti dai vangeli canonici partendo dall’incontro con Pilato fino a rivisitare l’incontro con Sua Madre Maria, le tre cadute, l’incontro con Veronica, la crocifissione, la Morte, la deposizione e la Resurrezione. Luciano rivive nel suo cuore mentre il pennello imprime il colore sulla tela, la passione di Gesù; la medita, se ne impadronisce per poi ridonarla all’osservatore trasformandola in una concreta immagine. Quello che colpisce oltre alla bellezza dei lavori è il racconto stesso di Luciano sul modo in cui queste opere sono venute alla luce. Egli ci racconta come tutto nasce da un percorso interiore che parte da Medjugorje. “Da quel giorno” racconta Luciano “la mia fede ha ripreso vigore; poi è venuta la malattia! un’operazione alquanto importante ed impegnativa mi ha costretto ad una lunga convalescenza”. Ed è durante questo periodo che l’anima dell’artista ha “dialogato” con la sua fede e lo ha pian piano spinto a riflettere sulla passione di Gesù. Da questo è nata questa serie di opere. A guardare i dipinti si nota subito, andando oltre la bravura e la grande comunicatività come siano imperniati di preghiera e come l’arte davvero abbracciando la croce di Cristo possa diventare essa stessa preghiera.
SMZ