URBINO – Come da antica tradizione, anche quest’anno la comunità cristiana di Urbino si è ritrovata numerosa per celebrare la novena e in particolare la solennità dell’Immacolata nella Chiesa di S. Francesco, che secondo la tradizione è il luogo di riferimento per questo solenne rito, che da sempre è stato qui presieduto dall’Arcivescovo e, in tempi più lontani, anche dai canonici. I francescani di Urbino hanno anche in questa occasione onorato con fervente devozione e figliale fiducia la Vergine Maria. È attraverso questa solennità, proclamata l’8 dicembre 1854 da Pio IX con la bolla “Ineffabilis Deus”, che Maria vuole offrirci la sua grazia, che è lontananza dal male e vita ricolma di Dio. È lei la nuova Eva che sotto i suoi piedi schiaccia la testa del serpente, antico avversario e immagine del male. Ella è la creatura scelta da Dio per portare a termine il mistero della Salvezza. Nel suo cammino terreno, anche Maria è stata tormentata da paure e dubbi, ma poi ha saputo far crescere i frutti di grazia affidandosi al coraggio, alla fortezza, alla mansuetudine e all’obbedienza. Maria ci invita ad accogliere nella propria vita i progetti di Dio e a camminare nella fede di suo Figlio, abbracciando un itinerario di vera grazia. Quest’anno, ad animare le catechesi della novena è stato chiamato il parroco di Calpino, don Fabio Pierleoni, che ha approfondito le tappe del cammino di Maria, dal suo “sì” all’angelo Gabriele per giungere fino sotto la croce. Un percorso che i fedeli hanno potuto ripercorrere proclamando e ripetendo più volte a voce alta alcuni dei passaggi più significativi. E la presenza dell’Arcivescovo ha reso ancora più solenne la festività, in una Chiesa stracolma di fedeli, uniti attorno al loro Pastore. Nell’omelia, Mons. Tani ha ricordato che «Dio bussa alla porta di Maria perché non può redimere l’uomo, creato libero, senza una sua risposta positiva. Il suo potere è legato al “sì” di una persona umana. Maria ha avuto certamente paura e timore, ma dopo l’iniziale turbamento si è quasi immediatamente affidata a Dio». Ecco «la serva del Signore – ha continuato Mons. Tani – che non si è esaltata e nemmeno chiusa in se stessa. Ella è segno di una speranza sicura. E se Dio ha fatto tutto questo, vuol dire che si impegna veramente». «Le parole dell’angelo sono rivolte anche a noi. Anche la Chiesa ha il compito di portare Cristo nel mondo», è l’esortazione dell’Arcivescovo. Che poi osserva come per far questo occorra purificarsi. «Per noi è cominciato nel battesimo e durerà sino alla fine. Il Signore anche oggi ci ripete: non temete perché Io sono con voi. Il Signore si manifesta nelle cose più piccole come è accaduto con una povera fanciulla nel piccolo borgo di Nazareth. Il mondo non è cambiato per l’intervento dell’Imperatore, ma per quello che è accaduto a Nazareth». L’Arcivescovo ha quindi invitato tutti a liberarsi dalle loro paure e a purificare i propri pensieri per essere veri testimoni nel mondo. Il coro di S. Francesco, arricchito di nuovi elementi, ha animato e reso ancora più solenne il rito, con musiche e canti.
Giuseppe Magnanelli