«Carissimo Diego, la tua disponibilità a servire il Signore nel popolo di Dio di questa Chiesa ci riempie di lode per la benevolenza del Signore e anche di gratitudine per la tua libertà e serenità che hai dimostrato nelle scelte che la fede ti ha portato a fare». Con questo saluto spontaneo e largamente condiviso, il vescovo Armando Trasarti si è rivolto alla cattedrale di Fano gremita di fedeli radunatisi, nel pomeriggio di sabato 28 settembre, in occasione dell’ordinazione presbiterale di don Diego Fascinetti. Il ringraziamento è poi stato rivolto a tutte le persone che lo hanno sostenuto nel cammino, come gli altri preti, gli educatori del seminario regionale, i fratelli delle comunità che ha servito, a partire da quella di San Paolo apostolo in Torrette e Metaurilia, e non da ultima la famiglia, la quale lo ha educato, custodito e cresciuto nella fede.
Nel presentare l’ordinando sacerdote, monsignor Giuseppe Tintori, a cui Diego è stato affiancato in questi ultimi anni della sua formazione, si è espresso riportando un episodio tramandato in secoli di storia: «Penso che oggi il popolo di Dio acclamerebbe don Diego presbitero così come avvenne per il vescovo Ambrogio di Milano più di mille anni fa». Parole che, sebbene altisonanti, si legano alla semplice e genuina immagine di se stesso che Diego ha avuto modo di trasmettere nelle vicende di molte persone e che ora per lui si trasformano in un invito a perseverare nella strada finora intrapresa.
Commentando il Vangelo della domenica, quello di Lazzaro e del ricco epulone, il Vescovo ha avuto modo di ricordare quanto la ricerca della ricchezza fine a se stessa contribuisca a rendere ciechi verso le esigenze del prossimo: «L’esperienza di un cammino di povertà è un cammino di liberazione, di gioia e di entusiasmo; ci fa gustare in maniera imprevista la forza della croce, la sua capacità di rinnovare anche le situazioni più stagnanti». Concentrandosi poi sulla circostanza dell’ordinazione, monsignor Trasarti ha tratto dall’analisi dell’attuale contesto sociale il compito dell’odierno “pastore”: «Una delle realtà più pungenti dei nostri giorni è, senza dubbio, la privazione spirituale nella quale si trovano tante persone. Tocca a noi essere zelanti – ha detto rivolgendosi ai confratelli sacerdoti –, sempre disposti a servire il popolo di Dio secondo l’esempio sublime dell’unico Maestro, alla cui missione siamo invitati a partecipare». Proseguendo nella riflessione, il vescovo Armando ha sottolineato che, mediante il sacramento dell’Ordine, ogni candidato diventa “maestro della Parola, ministro dei Sacramenti e pastore della comunità cristiana”, imparando a promuovere quella che papa Francesco ha definito la “cultura dell’incontro”.
«Serve una Chiesa che torni a portare calore, ad accendere il cuore: siamo ancora una Chiesa in grado di riscaldare il cuore e capace di riaccompagnare “a casa”?», si è domandato a tal proposito il Vescovo, che ha poi continuato rivolgendosi al clero: «Il presbitero non deve inventarsi, non deve costruirsi da zero. La sua vita è infatti la risposta all’amore servizievole del Signore, è assumere il vissuto di Cristo come base del suo stile di vita e dei suoi comportamenti. È proprio l’amore di Cristo e il nostro amore per Lui l’avvenimento che ci deve muovere e commuovere a tal punto da adoperarci nei confronti di ogni uomo». L’azione pastorale del sacerdote misurerà la propria efficacia, dunque, in base alla coerenza della propria vita con quanto insegna, con la conoscenza dell’animo umano, della spiritualità, della vita di preghiera, del sentimento morale e prendendosi cura con umiltà del suo gregge, soccorrendo i poveri e visitando i malati. Inoltre l’Eucaristia deve essere l’atto d’amore fondante della sua vita.
Un amore che lo stesso don Diego Fascinetti, appena ordinato presbitero, ha raccontato di aver sperimentato nel suo cammino, citando più volte la frase dell’apostolo Paolo: «Mi ha amato e ha dato se stesso per me». Condividendo, al termine della celebrazione, questa immensa gioia per sé e per tutto il popolo di Dio per la nascita della sua vocazione al servizio, don Diego ha tenuto a rinnovare i ringraziamenti a coloro che lo hanno accompagnato nel percorso di maturazione: «Oggi benedico il Signore che, in questi giorni, si è fatto sentire particolarmente anche attraverso molti di voi».
Matteo Itri