URBINO. Sabato prossimo 5 ottobre nella Basilica Cattedrale di Urbino la Comunità Diocesana vivrà il momento culminante della Missione, con l’ordinazione diaconale di Andrea Righi, della parrocchia di Canavaccio di Urbino. Di seguito proponiamo una sua testimonianza.
Nella nostra vita ci sono verità comprensibili a tutti e sulle quali si riesce a trovare una sorta di accordo, altre verità di più difficile comprensione che lasciamo allo studio dei più esperti, e ancora altre verità che non comprendiamo, non perché siano difficili, ma perché non vogliamo comprenderle. Riguardo a quest’ultima categoria dobbiamo dire che abbiamo un ottimo fiuto per riconoscerla e mantenerla a dovuta distanza come se intuissimo che quella verità sveli qualcosa di noi con la quale non ci va affatto di fare i conti. In qualsiasi occasione che la nostra vita ci presenta, culliamo nel nostro intimo una domanda fastidiosa a tal punto che ogni sforzo per acquietarla è vano. Una domanda che turba anche i momenti più belli per cui ci ritroviamo a vivere il riposo della domenica con lo spettro inquietante del lunedì che sta per giungere con tutti i suoi impegni, problemi e scadenze della settimana entrante. Perché? Perché quest’ansia che non ci abbandona? Perché questo senso d’insoddisfazione? Perché questa inquietudine che provoca divisioni e contrasti fra di noi?
Ripenso a Marta e Maria. Marta è presa dall’affanno per i molti servizi a tal punto che rimprovera Gesù per non aver detto nulla a sua sorella Maria la quale se ne stava tranquilla ad ascoltarlo ai suoi piedi. Forse Marta si aspettava un segno di gratitudine da parte di Gesù a motivo del suo impegno ma la risposta che l’attende è una doccia fredda! «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta» (Lc 10,41-42).
Ora non tocca certo a me domandare a te che stai leggendo, se nella tua vita hai scelto la parte migliore che non ti sarà mai tolta o piuttosto gli affanni che ti soffocano. A suscitare questo interrogativo ci pensa già la tua anima che continuamente grida a squarciagola «C’è qualcuno che desidera la vita e brama lunghi giorni per gustare il bene?» (Sal 34,13). La via per accedervi è quella seguita da Maria, sorella di Marta, che ha riconosciuto la visita del Signore nella quotidianità della sua vita e non ha perso l’occasione per porsi ai suoi piedi scoprendosi amata per quello che è e non per quello che fa o non fa.
Può sembrare poco, ma questa immagine può sintetizzare il cammino fatto in Seminario: un itinerario di conoscenza di se stessi e di Dio. Noi vorremmo come Marta che la nostra vita sia tutta in ordine. In realtà siamo tutti pieni di limiti e debolezze non per colpa nostra, ma perché siamo fatti così! Forse può sembrare esagerato, ma questi anni di Seminario sono serviti per maturare la chiamata del Signore attraverso il riconoscimento della ricchezza delle mie debolezze. Infatti come il seme gettato dall’agricoltore da frutto non quando il terreno è sodo e compatto ma quando è accolto nelle fratture della terra, così è la grazia di Dio: se non riconosciamo le nostre debolezze e non lasciamo che il seme della grazia penetri in esse la nostra vita difficilmente porterà i frutti desiderati!
Questa è la grazia che ci rende giusti davanti a Dio e proprio per questo dono che il 5 ottobre posso ricevere la consacrazione diaconale per divenire servo ad immagine di Gesù il quale, cinti fianchi con un grembiule, si mise a lavare i piedi dei suoi discepoli (Cfr. Gv 13, 1-20).
Ho scritto queste cose perché noi tutti abbiamo bisogno di scoprire giorno dopo giorno la bellezza della nostra fede, il gusto di essere cristiani e di esserlo in una comunità. Solo stringendosi a Gesù si può realizzare l’imperativo: non lasciatevi rubare la speranza!
Andrea Righi