Il 26 maggio 2012 ore 11, in via Y. Gagarin a Pesaro, si svolge la cerimonia di intitolazione del Complesso Polifunzionale della Polizia di Stato al Commissario dott. Giuseppe Montana, alla presenza di numerose Autorità, del fratello Dario Montana e di scolaresche della Provincia di Pesaro e Urbino.
L’iniziativa è tesa a ricordare la figura di un Funzionario che sebbene consapevole dei gravi rischi, non ha esitato a compiere il proprio dovere, fedele ai propri ideali di giustizia ed al giuramento prestato.
Nato ad Agrigento nel 1951, si trasferì a Catania dove crebbe. Ottenne la laurea in Giurisprudenza e successivamente vinse il concorso per entrare nella Polizia. Entrò a far parte della Squadra Mobile di Palermo e fu posto alla testa della neonata Sezione “Catturandi”.
In quella veste ottenne risultati di rilievo, scoprendo nel 1983 l’arsenale di Michele Greco ed assicurando alla giustizia, nel 1984, Tommaso Spadaro, divenuto boss del contrabbando di sigarette e del traffico di droga. Con il pool avrebbe continuato a lavorare a stretto contatto fino all’ultimo suo giorno.
Dopo l’uccisione del giudice Chinnici, Montana aveva dichiarato: «A Palermo siamo poco più d’una decina a costituire un reale pericolo per la mafia. E i loro killer ci conoscono tutti. Siamo bersagli facili, purtroppo».
Tre giorni prima della morte di Montana, il 25 luglio 1985 la Catturandi aveva arrestato otto uomini del boss Michele Greco.
Il 28 luglio 1985 Montana venne ucciso a colpi di pistola mentre era con la fidanzata a Porticello, frazione del comune di Santa Flavia.
Nel 1994, in occasione di un processo, il pentito di mafia Francesco Marino Mannoia (arrestato dallo stesso Montana) dichiarò che per l’uccisione di Montana, a sparare, sarebbero stati il fratello del Mannoia medesimo, Agostino, con Pino Greco “scarpuzzedda” e Mario Prestifilippo, mentre Salvatore Marino avrebbe partecipato in veste di fiancheggiatore.
A Giuseppe “Beppe” Montana è stata dedicata la piazza di Porticello in cui fu ucciso.
Giuseppe Montana è stato insignito della Medaglia d’Oro al Valor Civile, con la seguente motivazione:
«Sprezzante dei pericoli cui si esponeva nell’operare contro la feroce organizzazione mafiosa, svolgeva in prima persona e con spirito d’iniziativa non comune, un intenso e complesso lavoro investigativo che portava all’identificazione e all’arresto di numerosi fuorilegge. Sorpreso in un agguato, veniva mortalmente colpito da due assassini, decedendo all’istante. Testimonianza di attaccamento al dovere spinto fino all’estremo sacrificio della vita».
Palermo, 28 luglio 1985.
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