
Il noto architetto fanese Giorgio
Roberti interviene nel dibattito
spiegando al Nuovo Amico gli
errori della collocazione dell’ospedale
unico Marche Nord ed
illustrando l’impatto negativo
che la struttura potrebbe avere
sulla mobilità locale e sulla viabilità
della zona costiera.
DUE CENTRI UNA CITTA’ –
Tempo fa alcuni amministratori
delle due città avevano ipotizzato
un futuro socio-economico, culturale
…tale da unificare Pesaro
e Fano. La stessa mobilità urbana
doveva essere pensata in funzione
di un facile accesso dei cittadini
ai servizi che entrambe offrivano.
Negli anni Novanta si pensò
di estendere la linea Fano–Pesaro
alle due stazioni ferroviarie, quindi:
due stazioni, due ospedali, due
centri, una città. Questo in sintesi
lo slogan. Mentre Pesaro, anche
grazie alla scoperta di resti archeologici
di piazzale Matteotti
realizzò in tempi brevi il trasferimento
del terminale dei Bus alla
stazione Ferroviaria (e quindi anche
a servizio dell’Ospedale), Fano
ci ha impiegato quasi vent’anni
in più. Troppi se si considerano i
vantaggi insiti in questo progetto
per una città che non è più fermata
per molti importanti treni, e
che per molti servizi ospedalieri si
rivolge a Pesaro.
Se si ragiona sul rapporto che le
due città hanno rispetto all’interland,
si ha la percezione che non
ci sia al momento la volontà di
migliorare la qualità delle relazioni
tra entroterra e costa. In questo
contesto non si capisce come
si possa cancellare con una scelta
giovanilistica (pista ciclabile), la
Ferrovia Metaurense. Già Volponi,
l’unica voce che si è levata
all’epoca contro la sospensione
della Fano-Urbino, aveva indicato
i rischi di un ulteriore isolamento
dell’entroterra.
L’IMPORTANTE E’ CHE STIA
NEL MEZZO – In questo contesto
di scelte amministrative appare
del tutto coerente la collocazione
del nuovo ospedale Marche
Nord scollegata dalle principali
reti di trasporto e che va contro
le esigenze di accessibilità di tutti
i cittadini. Rimanendo in tema di
mobilità, come giudicare la scelta
apparentemente salomonica di
collocare la struttura ospedaliera
nella vallecola di Fosso Sejore?
La si pone nel mezzo tra i due Comuni
con ampi consensi, perfino
delle due Fondazioni che si affrettano
a fare la loro parte offrendosi
di acquistare e donare l’area. Non
importa dove dovrà sorgere questo
nuovo ospedale ma che stia in
mezzo!
Come non importa che l’area sia
completamente da urbanizzare,
che non abbia rapporti con le più
importanti reti infrastrutturali,
che occorre acquisire le aree (25
ettari ?) necessarie per edificare.
L’importante che stia a metà tra
Fano e Pesaro! Il resto del territorio
è assente in questa battaglia
fatta in nome dei sudditi delle due
città che si dividono questa importante
torta. Ma cosa ne viene
ai cittadini di Fano e Pesaro se anziché
a Fosso Sejore si mantiene e
potenzia l’Ospedale di Muraglia
che già si trova nel bel mezzo di
un’area di decine di ettari di proprietà
pubblica e che sarà servito
in un prossimo futuro dall’Interquartieri
e dal nuovo casello autostradale
di Santa Veneranda? Una
seria valutazione di costi e benefici
riterrebbe quest’ultima una
soluzione più valida e di migliore
servizio e accessibilità ai cittadini
dell’area vasta.
L’INCAPACITA’ POLITICA
ALL’INTEGRAZIONE – Come
non giudicare quindi questa pessima
soluzione se non come una
battuta di arresto di qualsiasi
tentativo serio di integrazione
tra le due città, ma anche come
l’incapacità di direzione e di integrazione
delle politiche delle
città costiere con l’esigenza di uno
sviluppo sostenibile del territorio
provinciale. In questo senso
non meglio può essere letta la
decisione dell’Amministrazione
Provinciale che proprio in questi
giorni ha presentato formale rinuncia
alla Ferrovia Metaurense,
prontamente ed interessatamente
accettata dalla Giunta Regionale,
che suona anch’essa come una
decisione unilaterale delle città
costiere contro gli interessi dei
centri minori. Come inizio per il
futuro dibattito sulle scelte strategiche,
che attualmente si stanno
elaborando, per il territorio della
Provincia, non c’è male!
Giorgio Roberti