URBINO – La ricorrenza della Festa di San Giuseppe verrà celebrata sabato 19 marzo nell’oratorio di Via Barocci. Alle 9 ci sarà la Santa messa officiata dall’assistente ecclesiastico Don Eugenio Gregoratto; alle 10,30 si terrà la celebrazione eucaristica con la partecipazione di S.E. Mons, Giovanni Tani, arcivescovo di Urbino, Urbania e Sant’Angelo in Vado. Oggi, tutto l’Oratorio è diventato museo. Oltre 10 mila persone la visitano ogni anno, attratte dallo stupendo presepe dello scultore urbinate Federico Brandani, realizzato in stucco, a grandezza naturale, a metà del cinquecento e mantenuto, in maniera mirabile dalla Confraternita di San Giuseppe, fino ad oggi. Con il presepe, da vedere la Sagrestia con il mobile, pezzo unico, di Alessio De Marchis, i ritratti del Ghezzi del mecenate card. Annibale Albani e di Giacomo III Stuart, erede al trono del Regno inglese, soggiornante in Urbino nel 1717-18 per un anno e mezzo, confratello della nostra Compagnia. La chiesa, ricostruita nel ‘700, ha un altare di porfi do rosso, dietro il quale è collocata la enorme statua di San Giuseppe, entrambi portati da Roma al tempo del papa Clemente XI, urbinate. Al centro del tempio c’è un lampadario settecentesco di vetro di Murano e, sul fondo, l’organo del Vici che accompagnerà la Messa dell’arcivescovo con l’organista Lorenzo Antinori. Tutte queste opere costituiscono un buon richiamo per i visitatori, italiani e stranieri, della chiesa-museo. Recentemente è stata aperta, dopo un parziale restauro, anche la cappella dello sposalizio con la copia del quadro di Giovanni Santi, essendo l’originale in mostra alla Casa di Raffaello in attesa del recupero totale dello spazio espositivo.
La Confraternita, consapevole del valore della chiesa ed in particolare del presepe del Brandani, un’opera singolare fra storia dell’arte, storia religiosa, storia della città, storia della famiglia, storia della mentalità collettiva, si è impegnata nel tempo e si impegna oggi nel mantenimento di questa secolare tradizione ed invita giovani e meno giovani di buona volontà ad entrare nella Compagnia, convinta che, solo rafforzando le nostre tradizioni e le nostre identità sia possibile confrontarci in maniera efficace con altre culture, con altre religioni, con altre identità. Per essere pronti, non solo alle novità ed ai cambiamenti, ma anche a ricostruire la nostra fiducia in un futuro comune, consapevoli delle nostre conquiste: del riconoscimento dei diritti umani, di una libera Chiesa in un libero Stato, dell’uguaglianza di genere.
Sergio Pretelli