Il numero più contenuto di aborti dell’anno passato non viene salutato con la gioia di vedere il trend in calo, come la legge 194 si prefissava, ma viene proposto come un segnale di cui preoccuparsi. La segretaria della CGIL provinciale si preoccupa del disservizio causato dai medici obiettori di coscienza che non vogliono rendersi complici del’interruzione volontaria di gravidanza. Non ci volevo credere!
Invece di salutare il primato della coscienza come valore indiscutibile e inviolabile della persona, ci si lamenta del disservizio che lo stesso potrebbe causare. Ho usato il condizionale perchè in verità la prestazione viene garantita comunque (in altri ospedali limitrofi) e l’Interruzione di Gravidanza si compie purtroppo con una frequenza giornaliera. Da un sindacato di sinistra che solidarizzava con don Milani quando difendeva gli obiettori al servizio militare mi sarei aspettato un altro approccio. La motivazione di chi per motivi di coscienza non si rende disponibile è la stessa ieri come oggi.
Siccome questa presa di posizione viene considerata scomoda, se non sovversiva, allora si arma una certa pubblicistica per screditare l’obiettore che la compie. …”Sono medici obiettori nel pubblico ma esercitano a pagamento nei loro ambulatori privati”. …”Sono dipendenti del pubblico e se non si attengono alle disposizioni devono rinunciare a esercitare in quel contesto”. Anche gli obiettori al servizio militare erano: scansafatiche, anarchici senza patria, vigliacchi e imboscati.
Il potere costituito non può permettersi questa libertà, queste coscienze! e le stesse ideologie hanno bisogno di ciechi esecutori. No, non ho condiviso questo atto d’accusa della segretaria provinciale del più grande sindacato del nostro territorio. Mi sarei aspettato un intervento volto a chiedere servizi di sostegno post-intervento alle donne che si sottopongono a IVG visto che i segni psicologici che lascia questa pratica sono profondi e drammatici. Quale accompagnamento prima e dopo la decisone? Quale sostegno? Non si è avvertita nessuna riflessione sulle ragioni che portano a questo drammatico atto. Ci possono essere ragioni economiche alla base di questa scelta? Se si, come si possono rimuovere?
Nessuna riflessione sulle donne che decidono di portare avanti la gravidanza in stato di difficoltà economica o di fragilità psicologica e ambientale. Mi è sembrato di assistere al rito della difesa di una legge, la 194, nella sola parte che riguarda l’autodeterminazione della donna all’interruzione della gravidanza senza porsi il problema dell’elemento cardine di quella legge che è la difesa della vita, che è la rimozione degli ostacoli di natura economica e relazionale e che è la difesa del più debole che è il nascituro. Forse gli oltre 2000 bambini non nati negli ultimi dieci anni nella nostra città non sono un dato allarmante? Non sono voci che ci mancano nelle nostre strade? Non sono forse questi 2000 invisibili una mancata risorsa per questa società così vecchia, così stanca e così cinica?
Luca Bartolucci – Presidente del Consiglio provinciale di Pesaro e Urbino